Panagiotis Argyrou (CCF)
Carcere di Korydallos – Atene [Grecia]: Messaggio in risposta alla Chiamata di solidarietà con i detenuti G-20 [it]

Durante l’esilio di prigionia poche sono le cose che possono farti sorridere, offrire una calorosa riflessione e una sensazione piacevole. Tuttavia, posso dire, con una certa sicurezza che questi giorni di luglio, quando Amburgo si è arresa al caos dei disordini durante il vertice G20, con gli scontri con la polizia, le barricate in fiamme, il saccheggio dei negozi, il vandalismo e l’incendio delle mete di sovranità, i miei pensieri sono stati rafforzati, una sacco di “grazie” come anche di vivide emozioni mi hanno travolto, ed un sorriso ha illuminato il mio viso.
Ma, sarò sincero. Anche se già dalla fase iniziale una larga parte di anarchismo insurrezionale ha cercato di fissare un obiettivo alto, cosa già chiara dalla stessa chiamata per una campagna militante di organizzazione informale mesi prima del vertice; e nonostante ci fosse un gran numero di testi pubblici e rivendicazioni che rispondevano a questa chiamata (alcuni compagni sono stati così gentili da menzionare addirittura l’eredità del Dicembre Nero), io comunque non ero così sicuro che le giornate in questione avrebbero comportato un tale immenso slancio. E questo a causa del fatto che le difficoltà connesse non mi erano strane – le avversità e le sfide che avrebbero dovuto affrontare le persone che avrebbero organizzato e realizzato un simile piano ambizioso di sommossa.
Lo stato d’emergenza dichiarato in molti paesi a causa della minaccia jihadista asimmetrica, l’inasprimento di controlli transfrontalieri a seguito di enormi flussi di rifugiati, l’annuncio della militarizzazione di Amburgo e la costruzione di carceri speciali per i ribelli, il terrorismo dei media per
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Germania: Lettera di Lisa, anarchica condannata per rapina in banca (06/2017) [it]

Cari compagni,
voglio nuovamente ringraziarvi per la vostra solidarietà e il vostro sostegno, espressi in modi differenti sin dall’inizio e soprattutto durante il processo, sia nell’aula che a distanza.
Questi gesti mi hanno riempito di energia e passione in numerosi momenti, e notevolmente aumentato la mia convinzione che la lotta continuerà sempre, in qualsiasi condizione e nonostante gli ostacoli che incontra per strada.
E proprio perché so esattamente come la giustizia funziona, come la mania persecutoria dello Stato, e dato che in questo processo il tribunale, l’accusa, gli sbirri e la stampa avevano bisogno dei colpevoli, ho sentito molta rabbia. Rabbia contro un mondo miserabile e totalmente ineguale, in cui ci viene imposta la legge dei potenti. Rabbia contro il sistema di punizioni, repressione e isolamento contro tutti coloro che non si adeguano. Rabbia contro la manipolazione, la farsa e le menzogne che alimentano l’opinione pubblica... e ovviamente, altra rabbia per tante altre cose.
Questa volta ha colpito me, ma le altre volte colpirà altri, e forse ognuno di noi, soprattutto coloro che seguono il proprio sentiero con dignità e
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L
“Eco-estremismo e l’attacco indiscriminato – La Chiesa di ITS Messico” [it]

“E l’azione di Di Giovanni non fu mai un’azione genericamente violenta, un’azione indiscriminatamente diretta a colpire qualsiasi cosa per determinare quella tensione che può essere soltanto favorevole al potere e alla sua politica di consolidamento. L’azione di Di Giovanni fu sempre guidata da un ragionamento rivoluzionario preciso, colpire i centri del potere con azioni punitive e d’attacco, con azioni che trovano la loro giustificazione in un atto repressivo del potere e con azioni che prendono l’iniziativa allo scopo di spingere le masse verso l’obiettivo rivoluzionario. E in queste azioni Di Giovanni tenne sempre presente la situazione generale delle masse, anche se spesso lo si accusò di non avere tenuto conto di ciò”A.M. Bonanno, “Severino Di Giovanni. L’idealista della violenza”.

Non rappresento nessuna organizzazione o gruppo, scrivo questo testo da un punto di vista personale, come anarchico nichilista di una tendenza insurrezionale anti-civilizzazione. Ho eseguito azioni dirette in difesa della Terra, quindi lo Stato e la società probabilmente mi considererebbero un “eco-estremista”, però questo termine non mi interessa, dato che è diventato un’ideologia di tipo settario della Chiesa. Non ho scritto prima della Chiesa di ITS Messico o dell’idiota(i) pseudo-nichilista(i) in Italia, perché negli ultimi anni sono diventati visibilmente reazionari e più simili ai “neri” gruppuscoli di estrema destra.
Sono trascorsi alcuni anni da quando la Chiesa di ITS Messico ha detto qualcosa simile a “la FAI non ci rappresenta”, e “le CCF non ci rappresentano”... Bene, non riesco a ricordarmi nulla di simile detto dalle CCF o dalla FAI, o da qualunque altro innanzitutto, quindi perché la Chiesa ITS pubblica sermoni su questo ancora oggi, e perché non hanno ancora preso un biglietto di sola andata lontano dall’anarchia nera, che sostengono essere irrilevante, per andarsene nell’abisso nichilizzatore, come dissero che avrebbero fatto, lasciandoci noi, tutte suore anarchiche, da sole?
Era facile prevedere a cosa andava incontro questo gruppuscolo con il proprio neurotico fan-club – autoritarismo verde cultuale, paganesimo, irrazionalismo e attacchi indiscriminati – ma non abbiamo già visto questo? Tuttavia, alla Chiesa di ITS Messico, con i suoi pochi piccoli auto-proclamati eco-estremisti e pseudo-nichilisti, piace porsi com
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Saint-Laurent-Sous-Coiron (Ardèche) [Francia]: Comunicazione nemica andata in fumo (07/2017) [it]

Attacco incendiario contro un pilone di telecomunicazioni
Nelle vicinanze del Colle dell’Escrinet, punto culminante della via che assicura il collegamento tra Privas e Aubenas; un ripetitore, un gruppo di edifici d’ispirazione militare, una recinzione di 30 passi per 30, dei marchi ben conosciuti, Bouygues, SFR, Free, Orange.
Ed è qui che abbiamo deciso di attaccare, qui dove si concentrano le tecnologie necessarie alla copertura di migliaia di case per telefonia fissa e mobile, TV e radio. Qui dove possiamo provocare una sincope temporanea nel frenetico flusso di informazioni e telecomunicazioni.
La decerebrazione catodica, l’abbrutimento radiofonico o l’alienazione profonda causata dai telefoni, per noi è insopportabile. Non faremo qui una critica argomentata dei media, perché i danni evidenti che essi fanno obbligano piuttosto gli imbecilli a difenderli che noi a condannarli. Non ci culliamo nell’illusione di smantellare le aziende colpevoli di avvelenamento di coscienze, né nella speranza di attivare un risveglio di queste coscienze. Se certe persone si rallegrano di questa breve tregua dall’inferno comunicazionale, tanto meglio, le altre, che si fottano. Che continuino a pagare i loro abbonamenti, a comprare nuovi schermi, a mettere i tablet nelle mani dei bambini. Noi non lottiamo contro di loro, al contrario, loro fanno parte del problema.
Partendo dal fatto che la tecnostruttura che ci incatena è onnipresente, possiamo sabotarla ovunque, in ogni momento. Lanciandoci temerariamente all’assalto delle
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UK: Online version of Return Fire vol.4 [en]

Here’s the PDFs for the most recent version of Return Fire, vol.4, of autumn 2016 – additionally with the supplement that accompanies it. Once again, 100 pages of passion, commentary, proposals and interview material. The supplement, Caught in the Net, is a survey of critical perspectives on what information age technology is doing to our cognitive abilities, our health more generally, and our capacity to rebel. It comes as a separate document, of another 28 pages. Both colour and greyscale cover options are available, for further reproduction and distribution.

Return Fire #4 — cover colour
Return Fire #4 — cover B&W
Return Fire #4 — contents
Caught in the Net — Return Fire #4 supplement

To give you an idea, a few of the featured pieces are the Institute for the Study of Insurgent Warfare’s essay Panopticons Then & Now, arguing for a more sophisticated understanding of the surveillance State; On the Catastrophe of the Salmon Farms and Martime Devastation in the Patagonian Sea as recounted by members of Colectivo Critica y Accion following the events of 2016; words on avoiding needlessly repetitious deeds and indeed aiming to ‘hit where it hurts’ as highlighted in Dissonanz #34 by Taking Apart Authority; and Sold Out to the Industry tells of U.K. unionism cosying up to the fracking prospectors, from The Acorn.
Other articles we have condensed or synthesised are those such as the ‘Antagonistic Margins’ of seduction, contagion and queering the ‘terrortory’, by The Experimentation Committee; the presentation of “Another Figure of the Migrant” as theorised by Thomas Nail in conversation with the Hostis journal; or Ed Lord’s discussion of modernity and questions of psychological ‘disorders’, ‘A Profound Dis-ease’.
Plenty of direct attacks on structures of our enemies found their way into
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Italia – Germania: Lettera del detenuto anarchico Riccardo, arrestato durante il G20 (20/07/2017) [it]

Informiamo dell’arresto di un compagno genovese, Riccardo, nella data di venerdì 07 luglio ad Amburgo durante la rivolta contro il G20.
Riccardo ha già incontrato i legali, sta bene ed il suo morale è alto.
Il 18/07 si è tenuta l’udienza di convalida dell’arresto che ha confermato la custodia cautelare in carcere per Riccardo, così come per gli altri arrestati. Entro 15 giorni da oggi si terrà un’ udienza di appello rispetto a quella del 18 dove si ridiscuterà la permanenza o meno in carcere, in attesa di giudizio. Le imputazioni non sono ancora state stabilite.

Rinnoviamo la nostra solidarietà a tutti/e gli arrestati/e ad Amburgo.
Libertà per tutti/e!

Per chi volesse scrivergli o inviare letture l’indirizzo completo (nome cognome data di nascita ed indirizzo del penitenziario dove è detenuto) è:
RICCARDO LUPANO
09/06/1985
JVA BILLWERDER
DWEERLANDWEG 100
22113 HAMBURG – GERMANY

LETTERA DEL COMPAGNO RICCARDO DAL CARCERE DI BILLWERDER, AMBURGO
“La guardia Gohlosh personifica la cattiveria più detestabile: la cattiveria messa al servizio deigrandi della Terra. Una cattiveria monetizzabile. Essa non gli apparteneva più. L’aveva venduta ad individui più competenti che ne facevano uso per asservire e mortificare tutto un popolo miserabile. Non era più padrone della propria cattiveria. Doveva guidarla e dirigerla secondo certi regolamenti la cui atrocità non variava granché.” – (Albert Cossery – Gli Uomini dimenticati da Dio – 1994)
In questo momento mi trovo detenuto nel carcere Billwerder di Amburgo. Sono stato arrestato venerdì 7 Luglio alle ore 19.30 nei pressi del Rote Flora.
Sono accusato di oltraggio allo Stato, di aver messo in pericolo la pubblica sicurezza, di aver svolto un ruolo attivo all’interno di un gruppo di quindici persone che ha fronteggiato la polizia, in particolare di aver tentato di ferire un poliziotto della Sezione Speciale di Bloomberg adibita ad effettuare arresti e recuperare reperti.
Non riconosco il dualismo “colpevole – innocente” proposto dagli apparati giuridici dello Stato.
Ciò che voglio dire a riguardo è di essere orgoglioso e felice di essere stato presente
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Aggiornamento sull’inchiesta “Scripta Manent” e alcune riflessioni... (03/07/2017) [it]

Nei giorni 11-17-18-19 e 20 luglio si terrà l’udienza preliminare per quanto riguarda l’inchiesta “Scripta Manent”. Ricordo che dal 3 giugno scorso ai compagni già arrestati e indagati sono stati aggiunti altri 5 cinque compagni di Croce Nera Anarchica, il sottoscritto per RadioAzione, e la compagna che curava RadioAzione [Croazia] che nell’udienza del 26 giugno è stata stralciata. Dando uno sguardo agli atti, siamo venuti a conoscenza del fatto che dal 2012 era stata aperta un’indagine da parte della Procura di Napoli su di me, un vecchio compagno imputato anche nell’inchiesta Marini e altri compagni del Lazio per quanto riguarda la Federazione Anarchica Informale.
Per cinque anni abbiamo subito un controllo totale che ha portato ad aggiungere altri compagni nell’inchiesta, tra cui la compagna croata di RadioAzione.
Key logger installato nel computer, intercettazioni telefoniche e pedinamenti anche lunghi 600 km... della serie: “Se ho dimenticato dove ho messo qualcosa posso chiederlo all’Agente Elena (nome che hanno dato al Key logger)”.
Dopo cinque anni di controllo fittizio, il 10 gennaio scorso, la Procura di Napoli aveva richiesto l’arresto per me, la compagna di RadioAzione Croazia e due compagni greci (di cui uno già imprigionato per le C.C.F.).
Da quel momento in poi è passato tutto nelle mani della
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UK: Carcere di Channel Islands per primo utilizza i “disgregatori” per creare “scudo” anti-drone [it]

Il carcere delle Isole del Canale è il primo al mondo ad utilizzare un nuovo sistema tecnologico repressivo, disegnato per fermare il volo dei droni sopra i muri di cinta, che buttano il contrabbando in carcere.
Il dispositivo crea uno scudo di 600 m attorno e sopra la prigione, che rileverà e devierà gli apparecchi a controllo remoto. Esso utilizza una serie di “disgregatori”, cioè sensori che disturbano il computer del drone, bloccando le sue frequenze e protocolli di controllo. Lo schermo dell’operatore si oscura e il drone viene respinto al punto di provenienza.
Il nuovo sistema, chiamato Sky Fence [recinto del cielo, ndt], è stato installato nel carcere di Les Nicolles sull’isola di Guernsey, dove saranno collocati circa 20 “disgregatori”, sia lungo il muro che nel suo interno. Il carcere delle Isole del Canale inizialmente voleva istallare un sistema di rilevamento droni, ma ha fatto un passo avanti installando una tecnologia che blocca i droni in volo.
Sky Fence è stato creato dalle
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Crest – Drôme [Francia]: A proposito di dialogo, solidarietà e attacco (06/2017) [it]

Come individualisti, è difficile parlare di solidarietà, perché non vogliamo esprimerla ad un gruppo, ma a delle individualità, che sentiamo sufficientemente vicini per voler stabilire un dialogo.
Ci sentiamo solidali con coloro che attraverso i propri atti e discorsi ci trasmettono una volontà di combattere qui ed ora il potere in tutte le sue forme.
Per noi il modo più sincero di sostenere degli individui in rivolta è di rivoltarci noi stessi e attaccare. Il fatto che delle persone che si considerano come potenziali complici, si trasmettono della forza, può permettere che siano la nostra etica e le nostre passioni a guidare le nostre azioni, e non invece la paura e la rassegnazione derivanti dalla repressione.
Attraverso l’attacco, vogliamo rompere l’isolamento ed esprimere la nostra rabbia e le nostre tristezze. Nei momenti in cui non si contano più le prese di distanza, noi riaffermiamo posizioni offensive e irrecuperabili.
Noi pensiamo che se vogliamo affilare la pratica e la critica, potrebbe allora essere interessante condividerle, confrontarsi con altri. Non ci interessa l’idea di produrre idee etichettate come “anarchiche”, che tutti possono accettare e adattare al proprio discorso o contesto locale. Ci piace il dissenso e il conflitto che ci permettono di prendere posizione. Siamo tanto disgustati dall’apatia onnipresente, quanto profondamente toccati dalla bellezza di coloro che si rivoltano senza attendere né le condizioni oggettive, né il terreno sociale favorevole, né il momento strategico. Le nostre scelte non saranno mai opportune, perché sempre altrove. Non abbiamo nessuno da convincere, né da aspettare, abbiamo soltanto un migliaio di piani, il desiderio di incontrare altri complici nell’impazienza e l’irrefrenabile bisogno di entrare in azione.
L’attacco può acquisire molte forme, e per noi il dominio interpersonale deve essere attaccato nella stessa misura come questo esistente che ci soffoca. Non vogliamo fare preferenze. Rifiutiamo questa logica e vogliamo rendere visibile ogni aspetto della nostra insubordinazione. In sostegno, quindi, di coloro che si mettono in gioco dinanzi alla repressione, con i loro
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Francia: Chiusura delle indagini per il caso della macchina della polizia incendiata a Parigi nel maggio 2016 (07/06/2017) [it]

Un anno dopo l’incendio ben meritato di una macchina della polizia, in quai Valmy, durante una manifestazione spontanea in reazione al presidio degli sbirri che si teneva nello stesso momento su place de la République, la Giudice per le indagini preliminari ha chiuso l’inchiesta. La giustizia ha tradotto con le sue parole fredde la sua visione di questa storia e spedisce nove persone davanti al tribunale. Le giudici Lucie Berthezene e Aline Batoz hanno seguito le requisitorie del Procuratore, che vuole vendicare le parti civili, Kévin Philipy, Allison Barthélémy [i due sbirri presenti nella macchina durante i fatti ; NdT] et Alliance [sindacato dei polziotti ; NdT], i cui avvocati rispettivi sono Michèle Lauynay, Sonia De Magalhaes e Delphine des Villettes, per la distruzione del loro attrezzo di lavoro.
Tutti/e sono accusati/e di aver “partecipato volontariamente a un attruppamento, anche se formato in maniera temporanea, avente lo scopo di preparare uno o più fatti materiali di violenza volontaria contro delle persone o la distruzione o il danneggiamento di beni, in riunione, nel caso specifico partecipando ad una manifestazione vietata, i cui partecipanti hanno dissimulato i loro visi con dei passamontagna, sciarpe o cappucci e si sono dotati di armi per destinazione, come bottiglie di vetro, pali metallici e sbarre di ferro, con lo scopo di procedere a diversi danneggiamenti, o a delle violenze contro le forze dell’ordine”.
In sei sono accusati/e di avere “volontariamente commesso degli atti di violenza che hanno portato a una prognosi di più di 8 giorni, nello specifico 10 giorni per Kevin Philipy e 30 giorni per Allison Barthelemy, con le circostanze [aggravanti; NdT] che i fatti sono stati commessi su persone depositarie dell’autorità pubblica nell’esercizio delle loro funzioni, in riunione e con l’utilizzo di un’arma per destinazione, da persone che dissimulavano volontariamente, in tutto o in parte, il loro viso, per non essere identificate; con premeditazione, nello specifico prendendo attivamente parte all’attacco di due funzionari di polizia da parte di un gruppo di individui”. Le stesse persone sono accusate di aver “distrutto per mezzo di incendio, o di ogni altro mezzo di natura a creare un pericolo per le persone, un veicolo di polizia”.
Infine, uno/a di loro è accusato/a di essersi “rifiutato/a di sottomettersi ad un prelievo biologico destinato a
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Italia: Sulle indagini contro RadioAzione, Anarhjia.info e Croce Nera Anarchica (02/06/2017) [it]

Ieri, 2 giugno 2017, la digos ha bussato alla porta di casa mia e altri sei compagni per notificarci la chiusura delle indagini per un ulteriore inchiesta da parte della Procura di Torino e il pm Roberto Sparagna, parallela a quella denominata “Scripta manent”, e che focalizza la sua attenzione sui siti anarchici di controinformazione RadioAzione, Anarhjia.info e Croce Nera Anarchica.

Per quanto riguarda Croce Nera Anarchica viene preso di mira anche il giornale cartaceo, la sua distribuzione e chi ha organizzato le presentazioni dello stesso giornale in Italia.
Gli articoli contestati sono il 270 bis (associazione sovversiva con finalità di terrorismo), 414 c.p. (istigazione a delinquere). A due compagni viene contestato anche l’articolo 280 (attentato con finalità di terrorismo).
Traduzioni dei testi, predisposizione, istigazione, apologia, ideazione e divulgazione sempre attraverso siti e giornali di materiale di propaganda ideologica “insurrezionalista-lottarmatista”, raccolta di denaro per sostenere i compagni detenuti e l’attacco ad una cabina dell’Enel a Civitavecchia il12 gennaio 2016 a firma “Comitato pirotecnico per un anno straordinario F.A.I.-F.R.I.”.
Questa la miseria umana prodotta dal lurido magistrato della Procura di Torino Roberto Sparagna.

Le intenzioni sono ben chiare: fare di tutto per isolare ulteriormente i compagni anarchici detenuti per l’operazione “Scripta Manent”.
Ma il becchino di turno può mettersi anche l’anima in pace perché mai ci sarà un passo indietro!
La controinformazione sui siti e sui giornali continuerà ad essere aggiornata, come lo stesso continueremo a raccogliere denaro per sostenere i compagni detenuti nei vostri lager di merda, e soprattutto non uno solo di quei compagni di cui ci avete privato la presenza fisica quotidiana rimarrà isolato.
Infine, fino all’ultimo mio respiro su questo pianeta di merda, mi auspico che ci saranno
10, 100, 1000 azioni dirette!

Somma Gioacchino (RadioAzione)

Polonia: Chiamata di solidarietà con i 3 di Varsavia (31/05/2017) [it]

Cari Amici,
abbiamo aspettato più di un anno il processo contro i 3 di Varsavia. Oggi, lanciamo questa chiamata alle azioni di solidarietà, in occasione della prima udienza del processo, 31 maggio 2017.
In questa data abbiamo pianificato anche una protesta, “SIAMO TUTTI TERRORISTI”, davanti al tribunale di Varsavia (indirizzo: Marszałkowska, 82).
Il governo polacco segue il trend internazionale che vede ovunque la minaccia terrorista. Non c’è miglior ragione della figura del nemico per alimentare l’economia di guerra, rafforzare gli strumenti di controllo e preparare il terreno all’autocrazia. Sia la minaccia esterna – migranti (inclusi bambini pronti a commettere atti di terrore), che la minaccia interna nella forma di terrorismo locale, sono ormai comunemente utilizzati in intera EU per spaventare la popolazione e ridurla all’obbedienza.
Come negli altri paesi dell’UE, gli attacchi terroristici hanno rappresentato la giustificazione per l’introdurre nuove norme di sicurezza, che garantiscono agli Stati maggiori poteri, mentre pesantemente limitano quelli delle persone. Anche le autorità polacche vogliono sfruttare la loro occasione per assicurarsi la posizione nella cavalcata sull’onda antiterrorismo europea. Sulla scia della nuova legge antiterrorismo in Polonia, i media ufficiali hanno subito iniziato a trasmettere l’ondata di falsi alarmi bomba avvenuti in tutta la Polonia, fino ad ottenere quello che aspettavano. Nella notte del 23 [maggio 2016, ndt], tre anarchici sono stati catturati su un parcheggio di polizia mentre cercavano di incendiare una macchina degli sbirri.
... Per le autorità e i loro media, l’arresto

ITS (Individualità Tendenti al Selvaggio): Rivendicazione e critica a confronto [it]

Non c’è nulla di anarchico nell’eco-fascismo: una condanna delle ITS

Testo tratto dal sito statunitense It’s Going Down:

“Quando l’orrore bussa alla tua porta è difficile nascondersi. Tutto quello che puoi fare è respirare, raccogliere la forza e affrontarlo... Ho sentito la notizia sulla donna trovata nella Città Universitaria. Subito mi è salita la rabbia, protestando la criminalizzazione della vittima. La mattina dopo mi sono svegliato con l’orrore e la sofferenza, perché si trattava di una mia famigliare.” – Dichiarazione della famiglia di Lesvy Rivera alla società messicana

” Per questo motivo rivendichiamo anche l’omicidio di un altro essere umano nella Città Universitaria il giorno 3 maggio... Molto è emerso dopo avere trovato, questo maledetto essere senza vita in un telefono pubblico “che se soffriva di alcolismo, che non era studente, che se questo che se quello”... Che importa? È solo uno della massa in più, è solo un maledetto umano che meritava la morte.” – 29a Dichiarazione delle Individualità Tendenti al Selvaggio (ITS)

Certe cose non dovrebbero neanche aver bisogno di essere dette, ma succede troppo frequentemente in questo disastro del mondo che quello che dovrebbe essere più ovvio spesso viene assimilato alle esigenze politiche, ideologiche, economiche, emotive o di internet. L’intenzione di questo scritto è condannare i recenti atti eco-estremisti in Messico e coloro che gli hanno accolti all’estero.
Questa critica non aspira ad alterare la natura degli Individualisti Tendenti al Selvaggio (ITS), delle Individualità Tendenti al Selvaggio (ITS), di Reazione Selvaggia (RS), del Gruppo Indiscriminato Tendente al Selvaggio (GITS), della Mafia Eco-Estremista o di qualunque nome si daranno domani. Come ogni altro tiranno deluso, sociopatico, questi individui si sono dichiarati al di sopra di ogni disapprovazione, critica, ragione o responsabilità. Si sono nominati giudici, giuria ed esecutori; guardiani e tutori della Verità utilizzando un passato idealizzato per giustificare le proprie azioni. Come autoritari assoluti, hanno costruito una cornice teorica che, nonostante la sua continua mutevolezza e incoerenza, in un modo o nell’altro sempre finisce con giustificare il motivo per cui devono tenere il coltello sulla gola dell’intera umanità. In breve, pensano e agiscono come lo Stato.
C’è stata un discussione sulle ITS su un podcast del sito di It’s Going Down, lo scorso dicembre. Per chi non lo sapesse, le ITS e la loro prole di acronimi affiliati sono apparsi pubblicamente nel 2011 come un raggruppamento anti-civilizzazione che fa esplodere le cose e cerca di uccidere persone che non gli piacciono, innanzitutto gli scienziati ricercatori universitari. Nei primi comunicati parlavano in favore dell’anarchismo e della rivoluzione. Nel corso di un paio di anni e di vari raggruppamenti e scissioni, hanno poi adottato una ferma posizione di rifiuto e di reazione. Hanno ripudiato l’anarchismo, la rivoluzione, la Sinistra o qualunque altra cosa connessa al sociale o all’umano. Hanno fieramente adottato il manto dell’eco-estremismo, proclamando il loro disgusto verso i cari John Zerzan o Ted Kaczynski, in precedenza lodati.
Prevedibilmente, attraverso il loro crescente isolamento e reattività, le ITS si sono trasformate in semplici assassini. (O almeno gli piace pensare di esserlo). “L’essere umano merita l’estinzione” e “Noi stessi ci poniamo contro l’essere umano, senza che i nostri atti abbiano a che fare con l’uso della civilizzazione “ è adesso il loro credo. Come tali, in Messico, le ITS sostengono di essere usciti a caccia di boscaioli, ma non avendone trovati decisero di imboscarsi, sparando e uccidendo una coppia in escursione, il 30 aprile, perché “Vogliamo solo che rimanga chiaro che, nessun essere umano sarà tranquillo nella natura”. Suggeriscono che gli essere umani dovrebbero, invece, rimanere nelle città, ma poi rivendicano il feminicidio di Lesly Rivera del 3 maggio, all’Università Nazionale Autonoma del Messico, dichiarando: “Neanche nelle loro maledette città saranno in salvo”. Il fenomeno delle ITS, iniziato in
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Italia: Sulla lotta del compagno Davide Delogu, anarchico sardo prigioniero dell’Italia Stato [it]

É di pochi giorni fa la notizia da noi pubblicata sul sito di Croce Nera Anarchica, del tentativo di evasione messo in atto dal compagno anarchico sardo Davide Delogu, conclusosi con i mitra delle guardie puntati sulla sua faccia. Abbiamo appreso la notizia dalla telefonata che Davide svolge settimanalmente con la sua famiglia.
Davide ci comunica che si trova in isolamento totale dal primo maggio, e che gli verrà applicato nuovamente il 14bis (sei mesi di isolamento costante con l’applicazione della censura su tutta la corrispondenza).
Questo tentativo di evasione, spiega Davide in una lettera personale nei miei confronti a cui ha allegato anche un documento, è una Azione Diretta parte della campagna per l’autoliberazione che ha deciso di lanciare con i fatti il primo maggio.
Supporto incondizionato a tutti i compagni anarchici e le compagne anarchiche, che senza riguardo, si battono dignitosamente.
Supporto allo sciopero della fame del compagno anarchico prigioniero Alfredo Cospito.
Supporto alle scelte anarchiche rivoluzionarie del compagno anarchico sardo Davide Delogu.
Complicità e affinità con i compagni anarchici della redazione del giornale anarchico Vetriolo, che pochi giorni addietro si sono espressi in solidarietà ad Alfredo Cospito.
Sempri pro s’anarkia! Sempri Ainnantis!

Omar Nioi anarchico sardo – r. di C.N.A.
12/05/2017


COMUNICATO DEL DENUTO ANARCHICO COMPAGNO DAVIDE DELOGU:

Presoni e Brucoli, 25 Aprile 2017

MINE NON VAGANTI (...FORSE...)
Siamo Anarchici in galera, chi da anni, chi da meno, e combattiamo quotidianamente la guerra contro la dominazione, faccia a faccia col nemico, dentro le loro gabbie. Conviviamo il rifiuto e il disprezzo, scontrandoci con l’autorità carceraria e il suo disciplinamento sbarrocratico ogni giorno.
Siamo perciò mine che non vagano (per ora...), le cui deflagrazioni, come i fatti recenti e passati insegnano, creano scompiglio, danni materiali e la frantumazione della logica carceraria (che in quanto anarchici è già stata demolita!). Trasmettendo certamente importanti stimoli vitali d’azione all’interno di una complessa palude desolante, per viversi la propria anarchia, qui, ora, subito!
Nel mio continuare a viverla come
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UK: “Tool 4 Crowd-Control – Class War-Horse” – Anarcho-nihilist zine from Dark Matter Publ. (04/2017) [en]

PDF: Tool 4 Crowd-Control – Class War-Horse‘

A short anarcho-nihilist zine from Bristol about personal approaches to class warfare, living on the margins and kicking it till it breaks. You know the score.

This zine asks the question – If you are one of the ‘comrades’ who are always going on about the class-struggle, why don’t you get off your ass and do something instead of standing there criticizing at the squat/gig/bar etc?

Dark Matter Publications

Italy: “For a Dangerous June” (05/05/2017) [en]

A text that sums up the ideas expressed during the meetings ‘With our heads held high’

State repression is the most important part of the system of dominion and one of its most disgraceful expressions; it doesn’t surprise us that those who are struck most are historically those who don’t let themselves be recuperated by the system of power, i.e. anarchist, revolutionary and rebel individualities.
The latter respond to the physical, psychological, moral, social and economic repression unleashed by all the components of democratic power and to the brutal indiscriminate violence of its armed hands and the judiciary. This they do with direct action aimed at those responsible for repression, with the creative and liberating destruction of the places of dominion and the sabotage of its infrastructures, so as to put an end, or at least hamper, the causes of exploitation and oppression by human beings on other human beings, the earth and animals.
In the view of total liberation, to passively watch the reproduction of dominion means to be accomplices, so there are those who continue to hold their heads high and rebel.
As a consequence power puts all its strategies into action, and the trials and proceedings against comrades for actions, episodes of conflictuality and writings still continue. Next month there will be the cassation trial concerning so-called operation Shadow, where a number of comrades are accused, among other things, of instigation to commit a crime following the publication of the paper KNO3.
These judicial proceedings are an expression of the war that the authorities are waging on the bond between thought and action, which is the foundation of anarchism’s dangerousness. Beyond individual and specific struggles, this police operation aims at striking the cardinal concepts of antiauthoritarian ideas and methods such as direct action, refusal of delegating and solidarity.
Starting from these reflexions, during the meetings that developed after the arrests of operation Scripta Manent, rather than dwell on the strategies of repression, we felt it necessary to not reduce solidarity to the technical support of those who are in prison, but to widen the spectrum of our analysis.
In this respect, we discussed how solidarity is
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Italy: The latest paper issue of the a-periodical “Croce Nera Anarchica” no.3 [en]

To anyone who wants copies for themselves, archives or distribution, the latest paper issue of the a-periodical “Croce Nera Anarchica” no.3 is still available.
For info and copies write to: croceneranarchica (at) autistici.org
(You can download the PDF in the download section or directly from this link )
The post address has changed as follows:
OMAR NIOI
C.P. 104
CAP 80133 NAPOLI — ITALIA

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We want to point out that the anarchist prisoners’ fund needs money. The fund is for all anarchist prisoners, so the money raised is used in this way:
- Sent to the comrades in prison every 15 days
- Used for legal expenses and experts’ reports
- If visiting relatives or comrades need it, their journeys are paid for, given that visits are essential.
- The money is also used for info material (news, updates, destructive actions, communiques, etc.), which is sent to the prisoners every 15 days so that they can keep up to date on what is happening outside.
- It is also used also for telegrams in case of urgent communication such as transfers, reports, disciplinary sanctions, etc.
Anyone who wants to know details about the destination of the money sent to the fund can write to us and specify it.
CROCE NERA ANARCHICA SOLIDARITY FUND:
Account name OMAR NIOI
Postepay card number 4023600919342891

Croce Nera Anarchica

(translated by act for freedom now!)

“ Affinità e Solidarietà contro il vittimismo e l’autorità” – Comunicato degli anarchici Mónica Cabellero e Francisco Solar (02/02/2017) [it]

Queste parole arrivano con ritardo a causa di restrizioni sulle comunicazioni nei centri di sterminio spagnoli. 7 marzo 2017 Mónica e Francisco sono stati finalmente rilasciati, in Cile, dove sono stati accolti da un grande spettacolo dei media e da minacce repressive. Oggi, finalmente, sono tornati in strada con la propria dignità intatta.

Nella lotta per rompere con il sistema cerchiamo e creiamo forme di relazioni che sono l’incontrario di imposizione e autorità. Forme che ci fanno sentire confortevoli, per poterle sviluppare autonomamente nelle nostre proposte e nei nostri atti di confronto quotidiano. Con questo sensazione comprendiamo che l’affinità rappresenta la maniera più adatta alle relazioni anarchiche, e che non si tratta di un prodotto di slogan vuoti ripetuti fino a nausea, ma del risultato di pratiche e visioni condivise, che hanno aiutato a generare legami duraturi di fratellanza e di compagni, che oltrepassano i semplici legami di amicizia.
La fiducia e l’interesse che provengono dal sentire e dal sapere che si condividono idee di ribellione permanente rappresentano la sostanza e la forza dell’affinità, che aiuta a costruire e sviluppare le pratiche anti-autoritarie. Queste idee, invece, sono inseparabili dalla nostra scelta di vita, l’opzione che rafforza ciò che pensiamo e riafferma ciò che facciamo. E’ attraverso queste relazioni che cresciamo individualmente e possediamo l’innegabile possibilità di agire senza vincoli, che impediscono lo sviluppo di atteggiamenti burocratici e autoritari, eliminando la concentrazione di potere.
Le critiche indirizzate a queste posizioni hanno rimarcato che con questa forma è impossibile influenzare la “realtà sociale”, e che questo trasforma l’anarchismo in un ghetto. La nostra risposta è che noi non concepiamo l’anarchismo come un partito politico che utilizza tutte le proprie strategie per incrementare i numeri per poter raggiungere l’egemonia. Noi pensiamo che i mezzi devono essere coerenti con i fini, altrimenti sarebbe contraddittorio pretendere la liberazione totale. Per noi, l’anarchismo è soprattutto una tensione dove l’iniziativa individuale gioca un ruolo centrale, e non una realizzazione.
Dato che questa esperienza di detenzione si sta avvicinando alla fine, possiamo dire che abbiamo vissuto la nascita, il consolidamento e il rafforzamento dei rapporti di affinità. I nostri compagni hanno dato un significato alla parola “solidarietà”, riempiendoci di forza e orgoglio. Superando molte difficoltà, siamo stati capaci di
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Germania: Lettera della prigioniera anarchica accusata di rapina in banca ad Aquisgrana (01/2017) [it]

Distruggere il patriarcato
Sui problemi sociali, razziali e patriarcali delle donne in carcere

E’ ben risaputo che nella società tedesca le diseguaglianze sono diffuse. La classi superiori sono sicure e assistite, non hanno problemi esistenziali e, nonostante i problemi più vasti presenti nel mondo, sono in grado di offrire ai propri figli un futuro promettente, non disponibile alle classe inferiori. Mentre una piccola minoranza di persone è in grado di arricchirsi, la maggioranza viene lasciata a vivere con il minimo indispensabile, lavorando per un merdoso basso salario e costantemente spinta verso un consumo insensato, in modo che il sistema determinato dal profitto in cui viviamo possa continuare a funzionare. Mentre alcuni si abbronzano sui propri smodati yacht di lusso nel Mediterraneo, o volano intorno al mondo nei jet privati, molti non si possono permettere neanche una vacanza nella vita, o di pagare l’affitto o la bolletta della luce o di comprarsi un paio di denti nuovi. Mentre i super-ricchi difendono il proprio abbondante patrimonio dalle tasse, mettendolo al sicuro nei paradisi fiscali, società off-shore e di comodo, e perciò non dovranno mai affrontare nessun serio procedimento giudiziario, i poveri scontano mesi o anni di prigione per contravvenzioni e reati minori – per somme di denaro che i ricchi spendono quotidianamente in qualche minuto.
Lo Stato e i media promuovono l’idea che ogni bambino nasce in un mondo di opportunità uguali, ma ogni bambino sa che chi è ricco e potente non finisce in carcere, perché può permettersi un buon avvocato costoso. Coloro che si ritrovano con un cattivo avvocato o vengono percepiti, per motivi sociali o razziali, come i “soliti sospetti”, saranno sfortunati. Coloro che non conoscono la lingua tedesca, o non sanno leggere o scrivere, non hanno praticamente nessuna possibilità di essere difesi e costantemente dipendono dall’aiuto di altri, che spesso non è disponibile. Alla società non importa nulla di tutto ciò. Come al solito, l’immagine del nemico viene creata intorno all’idea dello straniero delinquente, il terrorista arabo o nord-africano e il pericoloso profugo, i quali dovrebbero tutti essere o rinchiusi o deportati prima possibile. Alla Germania piace promuoversi come paese aperto al mondo, che accoglie i profughi, ma questo succede solo quando efficacemente si integrano nel sistema del lavoro, quindi quando può trarre profitto da loro, o quando permettono di essere etichettati come vittime. Quando, tuttavia, arrivano in Germania come
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Njemačka: Pismo anarhističke zatvorenice optužene za pljačku banke u Aachenu (01.2017.) [hr]

Srušimo patrijarhat
O socijalnim, rasističkim i patrijarhalnim problemima žena u zatvoru

Općenito je sasvim dobro poznato da je njemačko društvo ispunjeno nejednakostima. Više klase su osigurane i zbrinute, one nemaju egzistencijalnih briga i unatoč širim svjetskim problemima mogu djeci ponuditi obečavajuću budućnost, koja nije na raspolaganju nižim klasama. Dok se jedna mala manjina osoba može obogatiti, većina je ostavljena da živi na minimumu, radeći za usrano nisku plaću i neprestano gurana u besmislenu potrošnju kako bi sistem vođen profitom, u kojem živimo, mogao i dalje funkcionirati. Dok se neki sunčaju na svojim apsurdno skupim jahtama na Mediteranu, ili lete oko svijeta u svojim privatnim avionima, mnogi si ne mogu priuštiti nijedan izlet u životu, il da plate stanarinu ili struju, ili kupe par novih zuba. Dok super-bogati štite svoja obilna bogatstva od poreza osiguravajućih ih u poreznim rajevima, off-shore kompanijama i fiktivnim trgovačkim društvima, zbog kojih se neće nikada suočiti sa sudskim progonima, siromašni odrađuju mjesece ili godine u zavoru zbog prekršaja ili sitnog kriminala, zbog suma koje bogati potroše dnevno u nekoliko minuta.
Država i mediji promiču ideju po kojoj se svako dijete na ovom svijetu rađa s istim mogućnostima, ali svako dijete zna da oni koju su bogati i moćni neće završiti u zatvoru jer si mogu priuštiti skupe, dobre advokate. Oni koji imaju lošeg advokata ili su, zbog društvenih ili rasnih razloga, smatrani „uobičajenim sumnjivcima”, jednostavno neće imati sreće. Oni koji ne poznaju njemački ili ne znaju pisati ili čitati u biti nemaju nikakvih šansi da budu obranjeni, i neprekidno ovise o pomoći drugih, koja često nije dostupna. Društvo ne briga ništa od toga. Kao obično stvorena je slika neprijatelja oko ideje stranca-kriminalca, arapski i sjeverno-afrički terorist i opasni izbjeglica, koje bi sve trebalo pozatvarati ili deportirati što prije moguće. Njemačka se voli reklamirati kao zemlja otvorena svijetu, koja prima izbjeglice, ali to je slučaj samo kada se ili uspješno integriraju u sistem posla, kako bi mogli iz njih izvući profit, ili kada si dozvoljavaju da budu etiketirani kao žrtve. Kada, ipak, stignu u Njemačku kao

Carcere di Fléury-Mérogis [Francia]: Lettera dell’anarchico Damien (02/2017) [it]

Ci sono giorni in carcere quando la rabbia e l’odio, mischiati ad un senso di d’impotenza, raggiungono l’apice. Gli sbirri hanno arrestato il compagno XXXX, che si trova attualmente detenuto qui a Fléury, ma in un altro edificio, che ci impedisce qualsiasi contatto.
Il compagno è in custodia cautelare nell’edificio D2, accusato nel caso del barbecue con salsa di divise.
Non conosco l’esatto contenuto delle accuse, ma sappiamo che sono pesanti. Quindi, ci sono possibilità che sia accusato di tentato omicidio di due rappresentanti dell’ordine.
Queste accuse, come sappiamo, sono assurde, e pure la giustizia ne è consapevole, che la volontà in questo bellissimo atto di insubordinazione non era purtroppo di bruciare gli sbirri presenti nella macchina incendiata. Oppure, solo un po’, cioè giusto per ammorbidire la carne. In ogni caso, non mi interessa se il compagno è colpevole o innocente per i fatti contestati. A me basta sapere che è anarchico per sentirmi solidale, mi basta condividere i fatti per sentirmi complice.
Abbiamo tutti condiviso con il compagno momenti di rivolta complice e gioiosa, momenti da compagni e di amicizia meravigliosa con un compagno sempre in prima fila quando c’era da contrastare. Come quel giorno del 24 marzo 2016, quando il compagno fu arrestato mentre energicamente lottavamo contro la BAC e il servizio d’ordine della CGT, che non riuscivano più a contenere la rivolta, uniti per reprimere a gran colpi di manganello e gas.
Oggi, dopo le dimostrazioni di forza degli sbirri nelle proteste e lo stupro che hanno commesso in nome della sicurezza, mentre furiosi riprendono sporadicamente il controllo sulle strade durante qualche rivolta, e la repressione si abbatte sui ribelli di ogni tipo, alimentiamo il fuoco della violenza Anarchica.
Agli idioti utili al potere, dal rapper Fianso al collettivo “verità e giustizia”, che invitano alla calma implorando i loro padroni, sbirri e giudici di svolgere i loro lavoro repressivo con più clemenza, rammentiamo una semplice cosa:
Uno sbirro buono è uno sbirro morto!
Solidarietà e complicità offensiva con il compagno! Un pensiero anche per Kara, dignitosa, coerente e detenuta per le medesime accuse.
Dato che ho sempre considerato l’intervento anarchico in maniera internazionale, approfitto di questa lettera per esprimere, nello stesso tempo, la mi solidarietà con i presunti rapinatori di banca del caso di Aquisgrana in Germania, con i detenuti per l’operazione Scripta Manent in Italia e con i due compagni indagati per l’attacco alla scuola di polizia a Brescia.

fine febbraio 2017
un amico di Jules Bonnot
carcere di Fleury-Mérogis, qualche parte del mondo

(tradotto da anarhija.info & guerresociale)

Quale verità, quale giustizia? [it]

Gli “abusi” della polizia… gli sbirri che taglieggiano, insultano, picchiano, mutilano, stuprano, assassinano… I servitori dello Stato ne parlano come se si trattasse di episodi rari ed isolati, conseguenze di circostanze sfortunate o, nel peggiore dei casi, dovuti a qualche “mela marcia”. Ciò significa dire che, nel loro insieme, le forze dell’ordine sarebbero dei prodi cavalieri al servizio del bene. E ad ogni modo, il loro lavoro sarebbe indispensabile per la società… Eppure, basta aprire un po’ gli occhi per accorgersi che la violenza è l’essenza stessa del potere. Una violenza spesso nascosta o considerata “normale”, come se sfruttare, aggredire, rinchiudere, assassinare qualcuno possa essere normale.
Troppo spesso, di fronte alle violenze degli sbirri, le vittime e/o i loro cari condannano il comportamento poliziesco soltanto per quanto riguarda il caso specifico che li vede coinvolti. L’esistenza dell’istituzione poliziesca e del potere che essa serve non sono quasi mai rimessi in questione. La polizia ha ammazzato Tizio? I suoi cari sporgono denuncia, fanno delle marce silenziose, soffocano la propria collera e cercano di calmare la rabbia di quelli e quelle che gridano vendetta. Denunciano le derive razziste, fasciste, antidemocratiche di alcune parti delle forze dell’ordine. Fanno appello alla legge, quella legge che esiste proprio per difendere il dominio e lo sfruttamento.
Quante volte sentiamo chiedere “verità e giustizia”? Verità: che il comportamento “criminale” di qualche sbirro venga riconosciuto (e quindi il comportamento “corretto” ristabilito). Giustizia: che i responsabili vengano puniti (in modo che il sistema resti lo stesso). E a chi vengono chieste? Alla Giustizia, quella dei tribunali, ma sicuro! Quella Giustizia per la quale gli sbirri lavorano e che non esisterebbe senza polizia. Quale verità e quale giustizia, quindi? Quelle che la Giustizia, strumento del potere politico, economico e morale, vorrà accordarci. Tutto ciò significa avallare il potere ed i suoi servitori. Si tratta di un circolo vizioso da cui non si ha più la possibilità di uscire.
Il potere può a volte trovare utile
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Cile: Parole del prigioniero anarchico Joaquin Garcia (01/2017) [it]

Sono tascorsi cinque mesi da quando sono tornato ad abitare le celle della Sezione di Massima Sicurezza del C.A.S. e penso sia necessario fare un riferimento sia al personale che allo scenario carcerario. I motivi per cui non ho scrtto prima sono, ovviamente, personali; ma sono soprattutto dovuti alla convinzione – nonostante sia convinto che condividere esperienze crea legami inesauribili – che la piattaforma virtuale e suoi mezzi di comunicazione sono molto distaccati dalla realtà e rendano un’idea astratta del quotidiano carcerario e individuale. Irriducibile? Sì, l’esistenza o meno di un’altalena emotiva, né la convinzione né la mente che vacilla, però questa ripugnante idea del martire d’acciaio dietro le sbarre deve cadere. Con il suicidio dell’immagine e del feticcio, con la reale complicità distruttiva.

“Il pessimismo è l’oppio degli intellettuali, l’ottimismo appartiene agli imbecilli. Un realismo fanatico e sognatore, la consapevolezza che non siamo adatti a questo mondo, i valori che difenderemo in ogni momento, più il calore complice di coloro che amiamo e stimiamo.”

CINQUE MESI FA, UN PO’ SULLA DETENZIONE:
Il 7 settembre, verso le cinque di pomeriggio e dopo poco più di due mesi dalla violazione degli arresti domiciliari totali imposti dall’apparato giudiziario, sono stato arrestato mentre salivo su un autobus rurale in direzione di qualche luogo. Salgo, saluto il conducente, avanzo, un metro, una mano sul mio petto, “scendi”, “mani dietro la testa”, a terra, faccia contro il suolo; guardo a sinistra, il mare, la sua brezza, l’odore della terra e della vegetazione, un momento fugace, ma completamente consapevole di quello che sta succedendo, adesso sarà sostituito dall’odore di candeggina e cloro, dal giubbino giallo e dal sottile ma irritante odore di saliva del carcere. A parte il significato personale, l’arresto non aveva niente di spettacolare e non ne avrei scritto se non avessi voluto chiarire un punto; l’idea propagandista della stampa su un presunto “controllo preventivo”, come se fosse stato casuale! L’ossessione malata per la sorveglianza e il controllo deve riaffermarsi costantemente nel cittadino paranoico, e quale miglior momento della cattura di un “terrorista latitante”.
Ne è valsa la pena? Impossibile rispondere con un semplice “sì”, a volte così secco, vuoto e auto-compiacente, ci sono molte più cose da mettere sulla bilancia. Però, è innegabile che ne vale la pena di ogni esperienza in cerca di libertà; prendersi la responsabilità della vita con tutte le sue vittorie, le sue sconfitte, le sue allegrie e i suoi dolori, sono tutte esperienze che l’assoggettato non potrà mai conoscere. Non si tratta di chiedersi se ne è valsa la pena tentare, pensarlo in questo modo mi condannerebbe ad essere un eterno perdente, si tratta del primo passo verso qualsiasi azione di valore e che – forse più spiritualmente che materialmente – rappresenterà un guadagno.

“La penna e la pistola sono fatte di stesso metallo. La nuova guerriglia urbana dipende molto meno dai mezzi operativi e molto più dalla nostra decisione di attaccare il potere.”

ECO-ESTREMISMO E ANARCHIA
Condivido le parole espresse dei compagni della Cellula Rivoluzionaria Paulino Scarfò/FAI-FRI, l’attacco possiede morale e questo corrisponde, ovviamente, al codice dei valori e agli obiettivi che si pone ogni cellula rivoluzionaria, ai suoi motivi e al contributo nello sviluppo delle teorie e pratiche antagoniste. Da questo punto di vista io penso che la critica di altre correnti
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Montreuil [Francia]: Sul caso della macchina di polizia incendiata 18 maggio 2016 [it]

In seguito all’arresto di un compagno a Montreuil, indagato per il caso della macchina degli sbirri incendiata il 18 maggio 2016, sul quai de Valmy, aperitivo “porta quello che vuoi per condividerlo” in Condos, via Stalingrad 43 a Montreuil, giovedì 23 febbraio alle ore 18.

In questi ultimi giorni, dopo che quattro bastardi hanno picchiato e violentato Théo, abbiamo visto sulle strade esplodere l’odio verso la polizia nelle parole e negli atti. Parallelamente, martedì 7 febbraio, gli sbirri della polizia investigativa hanno arrestato un compagno in uno squat a Montreuil. Lo hanno rinchiuso nel carcere di Fleury-Mérogis, dove è in attesa di essere processato per “tentato omicidio di un pubblico ufficiale” e per “violenza e devastazione in gruppo organizzato”. E’ accusato di aver partecipato all’attacco alla macchina di polizia incendiata sul quai de Valmy lo scorso anno.
Quel giorno, 18 maggio 2016, in pieno movimento sociale contro il lavoro e la legge, gli sbirri manifestavano sulla Piazza della Repubblica, blindata dai robocop antisommossa. La contro-manifestazione organizzata è rapidamente diventata selvaggia, incrociando per strada una macchina di polizia. In mezzo agli esulti della folla e di “tutti odiano la polizia!”, è stata attaccata e incendiata. Ci ricorderemo a lungo dei nostri sorrisi alla vista di questo falò. Purtroppo, dei manifestanti e giornalisti hanno filmato e diffuso il video di persone mascherate che hanno attaccato la macchina, ed è soprattutto a causa di queste immagini che sempre più persone vengono incarcerate. Infatti, sette altre persone sono indagate nel contesto di questa indagine: Antonin, Kara e Nicolas si trovano in carcere già da diversi mesi, mentre Angel, Brian, Léandro e Thomas sono sotto controllo giudiziario.
Noi non chiediamo giustizia, proprio come non parliamo di “innocenti “ o “colpevoli”, dato che odiamo la giustizia tanto quanto gli sbirri e l’ordine che difendono. Diffondiamo, piuttosto, il disordine e il fuoco ovunque questa sozzura avvelena le nostre vite!

Per discutere di tutto questo, proponiamo un aperitivo giovedì 23 febbraio 2017 alle ore 18 in Condos, in via Stalingrad 43, a Montreuil (metro Croix de Chavaux o Mairie de Montreuil). Il momento informativo e la discussione sul compagno incarcerato e sul caso della macchina degli sbirri incendiata, saranno seguiti da un momento di convivialità. Saranno offerti come minimo bevande, pane, hummus e dolci vegani. Tutto a offerta libera per sostenere l’ultimo incarcerato e Kaliméro, cassa di solidarietà che invia in particolare i vaglia a due persone in carcere per questa storia.

E alla prima, e alla seconda, e alla terza macchina bruciata, amiamo tutti/e le grigliate di guardie!

(tradotto da anarhija.info & guerresociale)



MONTREUIL [FRANCUSKA]: O SLUČAJU ZAPALJENOG VOZILA 18. MAJA 2016.
Povodom hapšenja jednog druga u Montreuilu, pod istragom u slučaju zapaljenog pandurskog vozila 18. maja 2016., na quai de Valmy aperitiv “donesi što želiš da bi podijelio” u Condosu, ulica Stalingrad 43 u Montreuilu, u četvrtak 23. februara u 18 sati.

Ovih posljednjih dana, nakon što je četvorica kopiladi pretukla i silovala Thea, prisustovali smo eksploziji mržnje, na ulicama, prema policiji kroz riječi i djela. Paralelno, u utorak 7. februara, panduri istražne policije uhapsili su jednog druga u
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Francia: Lettera dell’anarchico Damien dalla prigione di Fléury (07/02/2017) [it]

Vi ringrazio tutti/e per le vostre lettere e i vostri atti di complicità. Ogni stella scavata in un vetro spaccato accompagna le mie notti e ogni fiamma di auto incendiata scalda l’inverno e colora il grigiore dei muri.
Se non ho risposto direttamente a tutte le vostre lettere è perché la situazione attuale in cella non me lo permette. E poi, ho solo 10 mesi da fare, non 10 anni; sarò quindi presto fuori e sarebbe stupido dare loro fin da ora le basi delle future complicità che immagino possibili.
Se sono restato libero per 8 mesi [gli 8 mesi trascorsi fra l’inzio delle ricerche degli sbirri, in aprile-maggio, e la data del suo arresto, a dicembre; NdT] e tanto che non sono uscito dalla clandestinità, è perché non sapevano dove cercare. A questo proposito, visto che il processo è finito, avrò accesso al dossier dell’inchiesta ed esso sarà reso pubblico appena possibile.
Qua dentro, tutta va bene, ci sono dei compagni di galera che conosco da anni, sono quindi stato ben accolto al mio arrivo.
Alcuni giornali anarchici circolano discretamente in tutta la sezione e le notizie entrano ed escono in diverse maniere.
Per quanto riguarda le relazioni con l’Amministrazione Penitenziaria, tutti i colloqui ed i contatti telefonici mi sono stati rifiutati. Ho subito 4 perquisizioni della cella in un mese, di cui 3 consecutive nei 3 giorni scorsi. Non posso fare alcuna attività, resto quindi in cella 22 ore su 24.
Ciononostante, il rapporto di forza instaurato dagli attacchi all’esterno mi permette di essre «ascoltato» quando esigo un servizio da un secondino.
Un saluti fraterno alla cellula Rémi Fraisse della F.A.I. e a tutti gli individui che agiscono sul reale con i mezzi che sembrano loro necessari.
Solidarietà con Pola Rupa, arrestata pochi giorni fa per degli atti che parlano a tutti.
Complicità con gli anarchici rinchiusi a Koridallos e con tutti quelli prigionieri/e, in fuga o che agiscono attraverso il mondo.
«Non un millimetro indietro, 9 mm nella testa dei giudici».

Damien,
prigione di Fléury-Mérogis, 07/02/2017

(tradotto da Attaque)


Francuska: Pismo anarhista Damiena iz zatvora Fléury (07.02.2017.)
Zahvaljujem svima na vašim pismima i na vašim djelima suučesništva. Svaka ocrtana zvijezda na razbijenom staklu prati moje noći i svaki plamen zapaljenog vozila grije zimu i boji sivilo zidova.
Ako nisam izravno odgovorio na sva vaša pisma, to je zato jer mi trenutno stanje u ćeliji ne dozvoljava. A, k tome, trebam odraditi samo 10 mjeseci, ne 10 godina; bit ću, dakle, brzo vani i bilo bi glupo pružiti im već od sada temelje budućih suučesništva koje smatram mogućima.
Ako sam ostao na slobodi 8 mjeseci
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