Panagiotis Argyrou (CCF)
Carcere di Korydallos – Atene [Grecia]: Messaggio in risposta alla Chiamata di solidarietà con i detenuti G-20
Durante l’esilio di prigionia poche sono le cose che possono farti sorridere, offrire una calorosa riflessione e una sensazione piacevole. Tuttavia, posso dire, con una certa sicurezza che questi giorni di luglio, quando Amburgo si è arresa al caos dei disordini durante il vertice G20, con gli scontri con la polizia, le barricate in fiamme, il saccheggio dei negozi, il vandalismo e l’incendio delle mete di sovranità, i miei pensieri sono stati rafforzati, una sacco di “grazie” come anche di vivide emozioni mi hanno travolto, ed un sorriso ha illuminato il mio viso.
Ma, sarò sincero. Anche se già dalla fase iniziale una larga parte di anarchismo insurrezionale ha cercato di fissare un obiettivo alto, cosa già chiara dalla stessa chiamata per una campagna militante di organizzazione informale mesi prima del vertice; e nonostante ci fosse un gran numero di testi pubblici e rivendicazioni che rispondevano a questa chiamata (alcuni compagni sono stati così gentili da menzionare addirittura l’eredità del Dicembre Nero), io comunque non ero così sicuro che le giornate in questione avrebbero comportato un tale immenso slancio. E questo a causa del fatto che le difficoltà connesse non mi erano strane – le avversità e le sfide che avrebbero dovuto affrontare le persone che avrebbero organizzato e realizzato un simile piano ambizioso di sommossa.
Lo stato d’emergenza dichiarato in molti paesi a causa della minaccia jihadista asimmetrica, l’inasprimento di controlli transfrontalieri a seguito di enormi flussi di rifugiati, l’annuncio della militarizzazione di Amburgo e la costruzione di carceri speciali per i ribelli, il terrorismo dei media per la tolleranza zero verso gli stessi, il dominio e il pessimismo delle varie correnti anti-insorgenti (che forse hanno parlato con un cenno di ironia dell’ambizioso tentativo di ripetere gli eventi di Genova), e addirittura il pregiudizio contro l’anti-vertice come trappola degli sbirri per i gruppi di anarchismo insurrezionalista (un pregiudizio che, devo ammettere, ho mantenuto io stesso nel passato); tutto questo assieme, quindi, rappresentava senza dubbio fattori di difficoltà crescente.
Però, contro ogni previsione, è scoppiata la scintilla e la campagna “Portare il Caos ad Amburgo” ha avuto successo e, come risultato, questo così ben fatto meccanismo repressivo che avrebbe, si diceva, schiacciato i ribelli, è stato al massimo messo in ridicolo.
L’intensità degli eventi e soprattutto il successo di vari piani che infine hanno combinato tattiche di attacchi decentrati, mordi-e-fuggi, con i disordini proprio nel cuore delle proteste, hanno dimostrato in modo più tangibile che la competizione tra due diversi ragionamenti è futile dato che ognuno contribuisce e arricchisce a modo proprio l’insurrezione anarchica. Inoltre, quando i disordini osano scontrarsi frontalmente con l’onnipotente repressione e con il presunto immenso potere del terrorismo statale, allora tutto è possibile, come mettere in ridicolo un tale stravagante meccanismo repressivo, come questo attivato d’urgenza ad Amburgo durante i giorni del vertice. E’ anche un dato di fatto che alcuni dei più intensi momenti nella storia di insurrezioni mondiali, si sono svolti proprio contro ogni probabilità, e in questo, in molti casi, sta tutta la bellezza.
Perciò, non posso che sentirmi emozionato davanti a questa ventata di entusiasmo e di fiducia in sé stessi, che ha viaggiato per migliaia di chilometri, da Amburgo fino a questo luogo di prigionia. Perché con questi avvenimenti ognuno può vedere che le dinamiche fuoriuscite da simili situazioni esplosive non nascono e muoiono in un dato momento, ma viaggiano e diffondono, inviando un messaggio ovunque, dicendo che la chiave di tutto sta nella determinazione e nella morte del disfattismo. Questo è sufficiente per innescare uno, due o più momenti che possono fare da capisaldi, storici punti di riferimento, qualcosa verso cui possiamo volgere il nostro sguardo quando le cose vanno male, quando la frustrazione e la futilità prevalgono.
E quando ci volgiamo indietro, il ricordo ci darà l’esatta forza necessaria per continuare. Fino al prossimo Amburgo, fino alla prossima rivolta, fino alla distruzione completa di sovranità.
Dall’altra parte, però, le autorità sanno come prendere in considerazione anche momenti simili, come valutarli, comprendere gli effetti a lungo termine e, rispettivamente, vendicarsi in un modo definito e chiaro, dichiarando che ogni occasione di insurrezione sarà schiacciata. Quindi, dopo le centinaia di arresti dei manifestanti, del massacro dei commandos di forze speciali di polizia pesantemente armati contro i ribelli sulle strade di Amburgo, dopo il brutale assalto su un gruppo di manifestanti, la repressione ha mostrato ulteriormente i denti mantenendo in custodia cautelare a dozzine di persone, accusate di aver partecipato nei disordini (secondo gli aggiornamenti ancora 36 di loro si trovano in carcere).
In questo momento una nuova chiamata è già stata fatta e presentata, riguardo, appunto, la solidarietà con i detenuti per gli avvenimenti anti-vertice. Già si sono svolte le prime proteste come anche attacchi con vandalismi e incendi in varie metropoli europee. Come risposta a questa chiamata vorrei anche esprimere la mia solidarietà con i detenuti per gli avvenimenti di Amburgo, come vorrei anche rimandare questo largo sorriso che mi è stato dato da tutti coloro che ci hanno ricordato nel modo più bello che quando l’Anarchia vuole, essa è potente.
Panagiotis Argyrou, membro di Cospirazione delle Cellule di Fuoco – FAI/IRF