RadioAzione[Italia]
Alcune precisazioni riguardo al Key-logger installato sul mio computer [it]

Nei giorni scorsi leggendo il resoconto delle udienze del processo che stiamo affrontando per l’inchiesta torinese “Scripta Manent”, messa in scena dal pm Roberto Sparagna, ho notato una spiegazione riguardo al keylogger (o Agente Elena come lo chiamavano i miserabili del R.O.S. di Napoli).

Nel testo apparso su alcuni siti si dice che il keylogger sarebbe servito per rilevare i commenti fuori onda delle dirette radio di RadioAzione.
Sarebbe stato bello così, ma purtroppo la realtà è un’altra.

Il keylogger era una vera e propria microspia, inviata tramite rete sotto forma di virus al mio PC, capace di rilevare tutto quello che si trovava nelle vicinanze del computer.
Bastava che il PC fosse collegato alla rete internet e i miserabili ascoltavano tutto l’audio dell’ambiente (il video no, perché la webcam è sempre stata tappata).
Quindi, avendo il PC in camera da letto non hanno ascoltato solo i commenti fuori onda della radio ma anche altro... anzi tutto!
Inoltre, è stata utilizzata per fare sequenze di screenshot del mio desktop mentre scrivevo testi o traducevo quelli di altri compagni, che venivano poi pubblicati sul sito di RadioAzione.
Tutto ciò per sei anni consecutivi, nonostante abbia formattato il PC varie volte.

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RadioAzione[Italia]
Azione diretta! Le chiacchere stanno a zero Riflessioni #13 [it]

Già dai primi minuti dopo un’attacco repressivo da parte dello Stato e chi in tutela di esso, come la magistratura, denuncia, indaga e arresta chi potrebbe essere una probabile “nocività” per la salute dello Stato stesso, è usuale sentire i soliti piagnistei.
Sempre la solita minestra riscaldata, congelata, scongelata e riscaldata di nuovo.
C’è chi sente il bisogno di prendere subito le distanze da chi è stato colpito dalla repressione, e di solito lo fanno quelle persone che la magistratura forse non conosce nemmeno (o volgarmente detto “non se li incula nemmeno di striscio…”) perché il massimo in cui si spendono è la puntuale dissociazione. Come un qualunque “cittadino” fedele allo Stato questa feccia che si definisce “anarchica” crede ai giornali, ai pm e agli sbirri che disegnano schemini, creano scenari e indicano gli autori del “male”, sente immediatamente la “necessità” di precisare cosa vuol dire “anarchia” aggiungendo qualche puntino sulle “i”. C’è anche, però, chi ha lo stesso atteggiamento e non si spende nemmeno a scrivere, per avere sempre una squallida e lurida via di fuga, ma lo fa attraverso la calunnia alle spalle, l’inciucio.
C’è chi butta giù righe di lacrime evocando la caccia alle streghe e alle montature, c’è chi scrive con toni solidali e complici per poi scomparire due secondi dopo aver inviato il “telegramma di cordoglio”, c’è chi utilizza termini forti… e poi?
“Solidarietà” non significa “cordoglio”, come si dice da sempre non è una parola scritta.
Solidarietà è aprire gli occhi al mattino e pensare che nella tua vita quotidiana
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RadioAzione[Italia]
Che peste ti colga! Riflessioni #12 (10/2016) [it]

“Quando fu impestata lei corse dal fratel
quando fu impestato lui corse dal papà
pian piano si propagò dentro nel quartier
provocando l’invasione in città.”
(dalla canzone “1660 Peste ti colga”)

Nelle prossime righe, con il mio modo poco elegante, rozzo ma sicuramente sincero, cercherò di spiegare il mio punto di visto su alcuni aspetti, per me, fondamentali dei modi di essere anarchico.
Alcuni di questi aspetti sono già stati affrontati nelle varie e vecchie “riflessioni #” su questo sito.
Il perché riprendere certi argomenti scaturisce dopo la lettura dell’opuscolo di Gerasimos Tsakalos, tradotto e pubblicato ultimamente dalla compagna di Anarhija.info
Questo lungo documento del compagno greco lascia capire come a volte vengono abbracciati progetti, sigle o acronimi senza capire bene a cosa ci si sta approcciando; peggio ancora è la snaturalizzazione di quei progetti-sigle-acronimi che si stanno abbracciando…
Faccio un esempio. Un giorno decido di passare all’attacco contro il sistema materialmente e firmo un documento/rivendicazione firmata “Cellula X”, creata sul momento da chi fa l’azione e cioè me da solo o insieme ad altri individui, e accompagnata da un acronimo “Y” che è un progetto di altri compagni che hanno lanciato una propaganda di attacco attraverso un documento che spiega cosa sono, cosa vogliono e come intendono loro quel loro progetto.
Se io decido di firmare anche con l’acronimo quel progetto vuol dire che sento mie quelle basi, altrimenti posso anche evitare di affiancare le due firme. Ancor più se io ho delle idee, o visioni, completamente diverse dal quel progetto non vado a snaturizzarlo con le mie riflessioni.
Se, per esempio, quel progetto parla di di “gruppi di affinità” che nascono e muoiono nel momento in cui l’azione ha raggiunto il suo scopo, non chiamerò insieme ad altri individui che agiscono con me sempre con lo stesso nome una “cellula”, anche se nel caso
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RadioAzione[Italia]
Carogne settembrine - L'operazione “Scripta Manent” [it]

Verso le ore 05:00 di questa mattina, 6 settembre, quasi come una scadenza annuale o la tassa sulla monnezza da pagare, si sono materializzati davanti l'uscio di casa mia un branco di cani da guardia.
Non elemosinavano crocchette, biscottini o ossa ma armi, esplosivi, rivendicazioni, Croce Nera Anarchica, Pagine in Rivolta e KNO3... Con la tipica arroganza dei cani da guardia, si infilavano dentro casa per iniziare a rovistare non prima di avermi consegnato il biglietto d'invito firmato, non da me ovviamente ma, da un certo Roberto M. Sparagna che di mestiere fa l'inquisitore per conto della Procura di Torino.

A parte qualche petardo “Cobra” e un fumogeno non trovavano null'altro di “pericoloso”, quindi sfogavano la loro fame su giornali, opuscoli e manifesti soprattutto di provenienza greca e messicana, le suddette pubblicazioni anarchiche italiane più altre, manifesti con simboli della FAI/FRI oltre ad una buona quantità di corrispondenza anche datata di decenni.
Dopo aver ribaltato per bene la mia camera, e visitato anche le camere dei miei coinquilini, mi hanno chiesto di seguirli in Questura per fare il totale sulla razzia fatta e rilasciarmi il verbale di sequestro.

Anche questa volta, con una precisione chirurgica con l'inizio settembrino, sono scattate perquise, sono spiccati gli avvisi di garanzia, ma soprattutto sono stati sequestrati alcuni compagni, 8 per la precisione... Questa volta per aggiudicarsi un posto sul libro paga dello Stato per qualche anno, il pm R. M. Sparagna ha dovuto pescare nel torbido, arrivando a fatti accaduti dal 2003 (chissà se il prossimo inquisitore non ci accusi e arresti per “moti del Matese” o la “rivolta di Piombino”...).
Quelli a cui il “parruccone” di turno si rivolge, e riassume sotto forma di “270 bis”, sono gli attacchi messi in atto dal 2003 in poi a firma FAI/FRI, senza sapere che già nel 2004 qualcuno ci aveva provato da Roma con “L'Operazione Cervantes” e dopo un paio d'anni con l'operazione contro i compagni dell'allora Croce Nera Anarchica. L'arresto dei nostri compagni non servirà a farci battere ritirata, quindi armatevi di “santa e inquisitoria” pazienza perché vi toccherà svegliarci ancora all'alba per tantissimo tempo... sempre se ci trovate ancora nei letti...

Alfredo, Nicola, Anna, Marco, Alessandro, Daniele, Danilo e Valentina non verranno lasciati soli nemmeno per un solo secondo.
I nostri pensieri saranno rivolti a loro in ogni istante di queste loro vite sequestrate, in ogni loro respiro, in ogni nostro passo lungo i sentieri delle selve oscure.

Io, me e me stesso
Napoli, 6 settembre 2016

RadioAzione
Il Branscolo. Storie di lupi sull'orlo di una crisi di nervi [it]

Una favola anarchica sulle divisioni e sulle illusioni presenti tra gli anarchici
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