Titolo: Che peste ti colga!
Sottotitolo: Riflessioni #12 (10/2016)
Origine: radioazione.org
r-i-radioazione-italia-che-peste-ti-colga-1.jpg

“Quando fu impestata lei corse dal fratel

quando fu impestato lui corse dal papà

pian piano si propagò dentro nel quartier

provocando l’invasione in città.”

(dalla canzone “1660 Peste ti colga”)

Nelle prossime righe, con il mio modo poco elegante, rozzo ma sicuramente sincero, cercherò di spiegare il mio punto di visto su alcuni aspetti, per me, fondamentali dei modi di essere anarchico.

Alcuni di questi aspetti sono già stati affrontati nelle varie e vecchie “riflessioni #” su questo sito.

Il perché riprendere certi argomenti scaturisce dopo la lettura dell’opuscolo di Gerasimos Tsakalos, tradotto e pubblicato ultimamente dalla compagna di Anarhija.info

Questo lungo documento del compagno greco lascia capire come a volte vengono abbracciati progetti, sigle o acronimi senza capire bene a cosa ci si sta approcciando; peggio ancora è la snaturalizzazione di quei progetti-sigle-acronimi che si stanno abbracciando…

Faccio un esempio. Un giorno decido di passare all’attacco contro il sistema materialmente e firmo un documento/rivendicazione firmata “Cellula X”, creata sul momento da chi fa l’azione e cioè me da solo o insieme ad altri individui, e accompagnata da un acronimo “Y” che è un progetto di altri compagni che hanno lanciato una propaganda di attacco attraverso un documento che spiega cosa sono, cosa vogliono e come intendono loro quel loro progetto.

Se io decido di firmare anche con l’acronimo quel progetto vuol dire che sento mie quelle basi, altrimenti posso anche evitare di affiancare le due firme. Ancor più se io ho delle idee, o visioni, completamente diverse dal quel progetto non vado a snaturizzarlo con le mie riflessioni.

Se, per esempio, quel progetto parla di di “gruppi di affinità” che nascono e muoiono nel momento in cui l’azione ha raggiunto il suo scopo, non chiamerò insieme ad altri individui che agiscono con me sempre con lo stesso nome una “cellula”, anche se nel caso gli individui sono sempre gli stessi. Questo perché, nel caso di firma che si ripete, rischierei di creare insieme agli altri individui solo dubbi e caos nelle teste di chi legge un documento o una rivendicazione.

Non ci prendiamo per il culo, e siamo sinceri con noi stessi che firmare sempre con la stessa sigla implica nelle teste “non libere” di molti compagni la creazione di schemi e organizzazioni che con i gruppi di affinità non hanno nulla a che vedere; lascia capire che dietro qualsiasi attacco con quella firma ci siano sempre i soliti individui.

Non sto criticando assolutamente l’utilizzo della “sigla che si ripete” perché penso che ogni individuo o gruppo di individui si organizza come ritiene più importante per loro. Quello che mi sento di dire però è che, per il sottoscritto, tutto è “Bianco” o “Nero”, il grigio, invece, è solo un mix tra due colori totalmente differenti ed è di conseguenza confusionario. Quindi non c’è alcuna prescrizione medica che ci porti ad affiancare la nostra firma con un’altra.

Sono ruvido e lo dico con i miei modi, rozzi e provocanti; penso sinceramente che anche tra compagni di azione esiste il fascino per certi acronimi che erroneamente, e mancanza di rispetto verso chi li ha “creati”, vengono trasformati in tendenze.

In tanti pensano a questo mio pensiero appena descritto, in modo diverso o uguale, ma nessuno lo espone perché diciamocelo francamente, esiste il “perbenismo anarchico” dove quello che si pensa non sempre può essere esposto.

Tutto questo disintegra l’essere individuo perché significa la mancanza di forza nell’esporre il proprio pensiero per paura di essere giudicati; si, perché anche questo esiste tra gli anarchici ed uscire da questa trappola significa rimanere isolati, e non tutti sono disposti a rimanere soli.

L’idea di gruppo è ossessiva per molti anarchici, si sentirebbero persi rimanendo isolati… alla faccia dell’individualismo sbandierato a destra e manca…

Il gruppo significa essere protetti, o pensare di esserlo dagli altri individui che ne fanno parte; significa molto spesso “delega”, perché se si sta zitti e non si esprime il contrario si viene apprezzati da chi ha più carisma all’interno del gruppo. Carisma che si tramuta in “autorità” cosciente o meno di esercitarla. L’autoritario “anarchico” penserà a coccolarvi davanti al resto del gruppo in modo da far capire che siete una persona affidabile, e che non scappate o pensate di scappare.

Se, malauguratamente, pensate di esporre il vostro pensiero che in un qualsiasi caso potrebbe essere contrario a quello del “cervello pensante per tutti”, allora sono cazzi vostri; sarete giudicati dal re e la sua plebe asservita. Sarete indicati con qualsiasi aggettivo che non possa ispirare fiducia.

Qualsiasi cosa direte da lì in poi sarà, da parte del branco, cosa da non prendere in considerazione in alcun caso perché siete “malati”.

Sarete i malati da tenere lontani per evitare il contagio che possa infettare la plebe e far perdere pedine al “re”… sarete i nuovi appestati.

Questo significa che se nel gruppo il cervello è sempre uno e gli altri si limitano ad ascoltare ed accettare passivamente le sue informazioni. State ricreando il concetto di autorità, e sappiamo benissimo che ad alcuni individui anarchici quest’autorità fa piacere di esercitarla anche se non lo confermeranno mai.

Ma io vado oltre e dirò di più…

Non penso assolutamente che all’interno di qualsiasi gruppo mancano individui “affascinati” dalle figure carismatiche. Non avrebbe motivo di esistere il gruppo in caso contrario.

Questo non vale però per i gruppi di affinità che hanno la durata del compimento dell’azione, perché nel poco tempo della sua esistenza non permette di instaurare rapporti di “fascino” e ognuno mette a disposizione il proprio sapere. Tutto ciò perché un gruppo di affinità non nasce per caso, ma per una buona conoscenza tra gli individui che lo vanno a formare. Al contrario qualsiasi gruppo “formale” andrà a instaurare al proprio interno figure e specializzazioni.

Potrei andare oltre…

Anche l’idea di un gruppo di affinità mi mette un po’ d’ansia. Preferisco i miei tempi e i miei modi anche per la durata solo di un minuto, ma non c’è ombra di dubbio che nel caso opterei sempre per i gruppi affini.

Tutto questo discorso non è esclusivamente legato ai gruppi d’azione, ma è esteso a qualsiasi gruppo di individui che si reputano anarchici.

Debellare l’idea di far gruppo ad ogni costo, e di interagire solo con i propri simili, sarebbe un ottimo punto di partenza per la crescita di un individuo. Altrimenti si rischia di essere una qualsiasi “setta religiosa” che si rinchiude nella sua parrocchia evitando il contatto con il “male”.

Quindi parlate, dite sempre la vostra, e se c’è anche un motivo provocate pure… siate individui non gregge!

Non abbiate paura di rimanere isolati, ci sarà sempre qualcuno che la penserà come voi e nel caso non ci fosse… stì cazzi! Meglio soli che mal’accompagnati!

Se avete timore di esprimere il vostro pensiero per paura di essere giudicati da chi dovrebbe pensarla pressapoco come voi, cosa farete davanti ad un giudice?

Rompete le gabbie che rinchiudono il vostro pensiero, altrimenti non sarete mai in grado di distruggere un carcere.

Distruggete, gioite, e soprattutto divertitevi anche perché non state affrontando una missione religiosa… anche perché dovete essere soprattutto “individui” non macchine che ricevono passivamente informazioni.

Se non iniziate a liberare voi stessi non vi illudete di far splender l’anarchia…

Non sprecate fiato, inchiostro, denunce e giorni di galera se non siete pronti a tutto… sarebbe tutto inutile e tempo perso.

Bisogna agire “Qui ed ora” non aspettare l’ordine dall’alto!

Che peste ti colga!

Io, me e me stesso – RadioAzione, ottobre 2016