Italia: Resoconto udienze processo Scripta Manent aprile-luglio
Dopo le udienze dell’inverno 2018 dove prevalevano i resoconti sui fatti specifici contestati e l’imbastitura dello schema accusatorio sul reato associativo secondo la DIGOS torinese, dal 18 Aprile al 16 Maggio sono sfilati alcuni funzionari del ROS di Perugia – Rossi, Mencarelli, Simeon, Mariucci, Passeri – alcuni ancora in servizio lì, altri trasferiti in analoghi uffici italici, a relazionare sull’indagine Ardire, confluita in Scripta Manent, con divagazioni e provvidenziali amnesie su altri procedimenti e fascicoli connessi al monitoraggio anti-anarchico a partire dalla cosiddetta op. Brushwood, passando per Shadow, per lo più attraverso intercettazioni telematiche, telefoniche, ambientali e controllo della corrispondenza.
Mencarelli ha illustrato la sua analisi sul blog Culmine e sui rapporti di conoscenza soprattutto attraverso corrispondenza dal/al carcere, tra anarchici: “sì, ma non so produrre il dato oggettivo” potrebbe essere la frase simbolo della sua deposizione, quando ha cercato di attribuire d’ufficio ad un redattore di Culmine la partecipazione ad un altro giornale; oppure “si conoscevano per astio alla Benetton” quando doveva dimostrare la conoscenza tra due imputati, ovvero che entrambi fossero stati indagati per aver partecipato ad iniziative contro i neolatifondisti trevigiani in solidarietà al popolo Mapuche.
Simeon ha illustrato Ardire come “filiazione” di Shadow, in seguito al monitoraggio di compagni in custodia cautelare per l’op. precedente dei ROS perugini/PM Comodi, attraverso il controllo postale e audio-video della sala colloqui del carcere di Alessandria, ponendo particolare attenzione allo sciopero della fame dei prigionieri anarchici nel 2009 in memoria di Mauricio Morales ed alle azioni a firma Sorelle in Armi – FAI dello stesso periodo, contro l’università Bocconi e altri obiettivi.
In pratica il ROS dei carabinieri ha riproposto la tesi accusatoria di Ardire, con il collaudato modello del doppio livello, sorvolando sul fatto che la suddetta tesi fosse già naufragata con le scarcerazioni di Ardire, sia sul 270bis che sui reati specifici e l’archiviazione effettuata dalla procura di Milano (con cui gli stessi ROS perugini hanno collaborato, dopo lo spostamento di competenza territoriale da Perugia a Milano) e sorvolando pure sulla sentenza definitiva di Shadow (che ha fatto cadere fin dal primo grado il reato associativo, ripescando l’istigazione in appello, confermata in cassazione).
Sempre a Maggio il DIGOS torinese Di Gregoli, continuando a mettere sul piatto delle accuse quel che qualsiasi navigante del web può leggere, ovvero “consultando le fonti aperte”, ha fornito un excursus sul numero di attacchi FAI/FRI in Italia, 52 secondo le fonti aperte, nonché un più vasto numero all’estero desunto da una cartina pubblicata su diversi siti di controinformazione internazionale.
E’ passato poi ad esporre il controllo dispiegato sul ciclo di incontri “A Testa Alta” ed alla successiva redazione di Croce Nera Anarchica – dipinta come “rivista dell’associazione”, “organo di comunicazione dell’associazione” – sul blog e sulla cassa per i prigionieri, nonché su movimenti e frequentazioni dei redattori.
A fine Maggio i ROS di Napoli Moriconi, Corradetti, Panebianco e D’Enrico hanno esposto il “frutto” del loro monitoraggio sugli ambienti anarchici dal 2012, in particolare con le op. Evoluzione ed Evoluzione II, sorvolando su altre indagini, dallo stesso ufficio, che stavano continuando a colpire compagni anarchici campani. Si sono soffermati, al solito, su controinformazione sul web e rapporti di solidarietà con i prigionieri: comunicazioni via email, pubblicazione di notizie, comunicati e rivendicazioni inframezzate con il resoconto dettagliato di eventi “significativi” quali possono essere stati… concerti e stampa di magliette benefit, presentazioni di incontri e la litania dell’elenco di nominativi di anarchici, imputati o meno, e i loro rapporti di conoscenza.
La narrazione di episodi insignificanti quotidiani (che non si discosta molto tra ROS e DIGOS) è mescolata a guizzi d’ingegno quali il ritenere particolarmente significativo dichiarare “solidarietà e complicità” in luogo di una più tradizionale “solidarietà” o ipotizzare un’anarchica “compartimentazione orizzontale” in luogo della “compartimentazione verticale” brigatista.
Dallo stesso resoconto risultano le modalità di intercettazione telematica utilizzate su RadioAzione – blog e web radio – tramite trojan, immesso tramite l’ADSL, software ribattezzato Agente Elena con sbirresca fantasia. Il PC portatile diventa una microspia ambientale per captare i commenti fuori-onda durate le dirette radio (con l’autorizzazione dei magistrati pure ad effettuare riprese video se la webcam del portatile fosse stata attiva) che permette di acquisire e-mail, attività editoriale e ricerca immagini in corso tramite keylogger (software in grado di registrare tutto ciò che viene digitato sulla tastiera) e snapshot (foto della schermata in successione) in progressione temporale ravvicinata per dar conto, con brevi intervalli di tempo, di aggiunte e correzioni al testo.
A Giugno il DIGOS pescarese Palazzo ha relazionato su presenza, durata e frequentazioni tra imputati a Pescara nell’Agosto 2012 (in spiaggia, al bar, al parco giochi) su gite, frequentazioni e presenza al processo Adinolfi sempre tramite pedinamenti coadiuvati da microfoni ambientali e telecamere fuori dall’ingresso di casa e lavoro per mettere sotto la lente d’ingrandimento conoscenze già risapute da anni, frequentazioni di passaggio, presentazioni e distribuzione di CNA (di cui curiosamente la DIGOS torinese sostiene di non aver avuto l’intercettazione telematica dei redattori).
Nell’udienza del 4 Luglio il responsabile del laboratorio analisi grafiche del RIS di Parma, Orienti, è stato chiamato a confermare la relazione tecnica redatta all’epoca dei fatti sulle etichette manoscritte e sui testi normografati dei plichi incendiari/esplosivi a Chiamparino, Coema e Torino Cronaca: relazione che afferma, in seguito alle analisi fatte, che le scritture a mano derivano da ricalca e quindi, come la scritture a normografo, non sono attribuibili, andando così a contraddire le perizie grafologiche ostentate dall’accusa.
Nell’udienza del 5 Luglio il consulente informatico chiamato dalla difesa ha spiegato modalità di funzionamento di reti, sottoreti e motori di ricerca e le conseguenti modalità e possibilità di reperimento in rete di documenti a distanza di tempo. Andando così a contrastare le attribuzioni e ricostruzioni arbitrarie dell’accusa, a distanza di svariati anni.
Sempre il 5 Luglio il consulente genetista della difesa ha evidenziato le innumerevoli irregolarità, lacune ed errori delle perizie fatte nel 2005 e nel 2012, su una traccia di DNA trovata sui manici del sacchetto contenente l’ordigno inesploso al RIS di Parma del 2005: a partire dall’esigua traccia di DNA, misto e degradato, rilevato nel 2005, repertato e concentrato con una metodica di laboratorio attualmente ritenuta non più attendibile e con esami non ripetibili visto che la traccia trovata a suo tempo è stata consumata con la prima analisi; errori rilevati anche nel successivo confronto nel 2012 e sull’attendibilità degli strumenti d’analisi: “il software se non lo sai usare bene ti dice quello che vuoi tu” ha dichiarato il consulente per spiegare l’adattabilità dei dati immessi.
E’ stata richiesta dal tribunale una nuova perizia sul DNA, il cui incarico verrà conferito il 12 Settembre, alla ripresa autunnale delle udienze.
* I passaggi virgolettati in corsivo sono citazioni delle trascrizioni