Titolo: [Prigioni Cilene] Scritto del compagno sovversivo Juan Aliste Vega
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Pallottole nere e sensibilità rivoluzionaria.

Credo che uno dei significati dell’essere un rivoluzionario passi attraverso la sensibilità. La sensibilità che ci permette di fissare una posizione all’interno di questo stile di vita imposto dalla supremazia capitalistica della classe dirigente, con il suo insieme di legami strutturali che esercitano un controllo perpetuo sulla vita di milioni di uomini, donne e bambini. Il suo dominio si espande sempre di più e cerca di controllare gli spazi, i territori, i tempi, i sentimenti ed ogni traccia di libertà che ancora ci rimane.

La sensibilità rivoluzionaria ci consente di prendere una posizione cosciente e non solo, di constatare la realtà dei fatti. Noi siamo nemici dello Stato, e dopo decenni di lotte vissute sulla nostra pelle, rivendichiamo il continuum storico del nostro essere sovversivi. Oggi, nel 2018, ci ritroviamo in una fase di stallo che dura da oltre un decennio, fatta di cadute, persecuzioni e carcere, che siamo costretti ad affrontare come nemici di questo stato capitalista.

Tutti questi anni passati in ostaggio delle sue carceri sono serviti a realizzare nuove complicità e a rafforzare i nostri percorsi di lotta, certi del nostro essere sovversivi, dandoci la possibilità di reinventarci e sostenerci a vicenda nel nostro perpetuo palpitare libertario.

Più di un decennio fa – non è stata la prima volta e non sarà l’ultima – siamo venuti faccia a faccia con i guardiani della classe dirigente, dei suoi capitali, della sua politica e della sua vita lussuosa. La polizia, che si preoccupa solo di salvaguardare i beni e le ricchezze della classe dominante, rubate a milioni di proletari. La polizia, che difende coloro che sostengono una politica democratica e minacciosa, fatta di proclami altisonanti, che si basa sullo sfruttamento, sulla devastazione, sul furto e che avvelena la terra e tutti quelli che la abitano. Una politica fatta di leggi su misura per il controllo e la salvaguardia dei suoi interessi commerciali.

Il 18 ottobre 2007 abbiamo affrontato questa struttura, con la sua fetida democrazia fatta di gas lacrimogeni, basata sul furto e sulla sottomissione dei più deboli. Chi sia seduto al tavolo del governo, che sia di destra o di sinistra, non ha alcuna importanza per noi. In questa realtà, ci rendiamo conto che la giustizia è sinonimo di lotta, che le nostre azioni erano e sono espressioni del nostro essere libertari e che la nostra energia vitale continua a battere nel presente.

Dobbiamo essere chiari, non abbiamo affrontato individui specifici, non li abbiamo conosciuti… combattiamo contro ciò che rappresentano, la loro polizia, le loro istituzioni, i loro atti e le loro pratiche. Abbiamo affrontato senza esitazione le loro istituzioni, la loro storia e il loro presente fatto di torture, sparizioni, stupri, rapine e omicidi. Abbiamo un’ottima memoria e non dimentichiamo.

Ma combattiamo anche contro i difensori di questa politica dei potenti e il loro mondo fatto di miseria. Come rivoluzionari noi li affrontiamo e li combattiamo, siamo responsabili delle nostre pallottole nere di giustizia, ed è con la stessa integrità della lotta che ci ha motivati ​​ad affrontare la dittatura, che sosteniamo questo continuo confronto.

La nostra sensibilità rivoluzionaria ci consente di aprire gli occhi sulla putrefazione e la sofferenza che attraversano in modo trasversale la vita di tutti i giorni. Noi non siamo e non possiamo essere indifferenti alle ingiustizie, alle disuguaglianze, alla ricchezza di pochi a discapito di molti, ad uno stile di vita che legittima, permette e sostiene la sottomissione e l’umiliazione in complicità con l’ignoranza, coltivata e riprodotta, per poter sopravvivere in questo mondo consumistico. Siamo di fronte al risultato di decenni in cui i potenti hanno potuto forgiare la loro esperienza nell’esercizio della sottomissione e del controllo.

Questi imprigionatori della vita si reinventano, accrescono le loro strutture, stringono le maglie della repressione, dettano nuove leggi, riformano, costruiscono sempre e sempre più carceri, allevano società moderne che si nutrono di povertà, redditizie dal punto di vista ideologico, vomitando politiche di pace sociale sui cittadini che servono solo a sostenere il lusso quotidiano della propria esistenza.

Il controllo sociale che esercitano è permanente ed ogni individualità, espressione, organizzazione o gruppo che si ribellerà con coscienza contro la loro democrazia, otterrà come unica risposta la criminalizzazione da parte dello Stato. Stiamo affrontando una caccia permanente contro ogni forma di vita ribelle, consapevole e libera. Lo Stato opera in forma trasversale, soffocando il respiro di bambini, adolescenti ed adulti. Ma non siamo spaventati, né restiamo insensibili o indifferenti.

Questo scenario desolante, fatto di carceri piene di bambini ed adolescenti, e volti della politica democratica che tentano di creare un’opinione pubblica in modo da poter giustificare omicidi, stupri, fame e povertà, per cercare di nascondere i loro macabri affari, è solo un esempio della realtà attraverso la quale l’ordine Stato – Prigione – Capitale si esprime e viene imposto.

Oggi, l’urgenza di un presente sovversivo, ci allontana dalle utopie, dalla rassegnazione, dal silenzio e dalla false vetrine della democrazia. In prigione o per strada, la nostra marcia ribelle sa come identificare i nemici, sappiamo come rimanere sempre offensivi, complici e indomiti per la liberazione totale.

Contro lo Stato carcerario: Sovversione autonoma e permanente!
Se c’è miseria ci sarà ribellione!

Juan Aliste Vega
Prigioniero sovversivo
Modulo J-High Security Prison
Novembre 2018