Titolo: Polonia: Lettere dei 2 anarchici arrestati a Varsavia (05/11/2016)
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#1

Sulla solidarietà, o Grazie!

Nella cella “N” (di massima sicurezza) non c’è molto contatto con l’esterno. E’ facile farsi trasportare dalla paranoia e dalle delusioni. Puoi accendere la radio, con i programmi scelti dall’amministrazione. Ma, per noi che agiamo per motivi politici, i programmi su eska o vox non sono proprio piacevoli, e nel mio caso eska solamente intensificava lo stato di depressione. Non so se è appropriato iniziare con una nota spiritosa, ma quando sono uscito dal carcere era come tornare da un altro pianeta. Dove rimani bloccato non si sa per quanto, in mezzo ad un ambiente e a dei fenomeni sui quali non hai nessun controllo.

In un tale isolamento, come la cella “N”, uno può contare solo sulla fiducia e speranza. E’ un tormento per chi cerca di vedere il mondo in maniera razionale. Questi termini non appartengono al mondo scientifico. La fiducia e la speranza non richiedono un pensiero critico, al contrario, sono ostili ad esso. Colui che ha fiducia, non dubita. La fiducia può giustificare tutto, ogni crimine, ogni falsità. Ma ci sono situazioni quando ti rimane solo la fiducia. Per me era la fiducia nella solidarietà. La tenevo stretta per combattere un senso di solitudine disperata.

Ci sarà tempo per discutere di tutti gli eventi in maniera più approfondita. Infatti, la situazione non riguarda (al contrario di quanto in molti suppongono) solo noi tre e il tentativo di incendiare una o due macchine di polizia. La sorveglianza effettuata dalla polizia e dai servizi segreti si estende su una scala molto più larga, come minimo sul territorio nazionale, e non è da escludere neanche la collaborazione con i servizi degli altri paesi. Questo è la prima cosa che vorrei farvi notare. La repressione spesso non ha bisogno di toccarci direttamente, può colpire le persone a noi care. Al momento, sembra che non abbiamo altro modo eccetto la solidarietà per costruire strutture capaci di dare una risposta rapida ed effettiva alle rappresaglie in arrivo. Nonostante le differenti questioni interpretate quotidianamente da vari e gruppi e individualità, alla polizia non interessa discutere se le azioni sono “di più o di meno” legali. Esprimendo la solidarietà dobbiamo agire insieme, indipendentemente quali temi sociali o forme di lotta rappresentano il nostro campo principale. Questo l’ho veramente compreso in galera, e questa solidarietà era oggetto della mia fiducia e delle mie speranze. E non sono stato deluso. Reazioni, non solo dalla Polonia, ma da tutta l’Europa hanno (devo confessare) superato le mie aspettative. Aiuto e parole di sostegno sono arrivate non solo da Varsavia, Krakovia, Lublin, Poznan o Jaworzno, ma anche dalla Francia, Germania, Grecia, Gran Bretagna, Spagna, Italia, Lituania e Russia. Per essere chiari – in carcere non ho ricevuto neanche il 10% di lettere che mi sono state inviate. Ce ne erano tante, ne ho ricevuto un paio. Per due mesi non ho ricevuto neanche un messaggio, solo l’informazione dall’ufficio del P.M. sul rifiuto delle visite.

E’ grazie al sostegno da tutta l’Europa (e all’inerzia del P.M.) che sono uscito dal carcere. Grazie. Ma, questo non è la fine del caso dei tre di Varsavia, e neanche la fine delle attività che lo Stato ha a destinato a noi. Non possiamo lasciarci intimidire, abbandonare le attività ispirate dalle nostre idee. Prepariamoci ad una crescente onda di repressione, per la quale lo Stato si è già dotato dei suoi strumenti legali. Hanno già tentato di ricattare, intimidire o espellere i nostri amici. Sarà più facile frantumarci e dividerci se non saremo convinti che in situazioni difficili di conflitto con lo Stato possiamo contare sul sostegno e sulla solidarietà. A prescindere dal livello di relazioni personali o familiarità. Informiamoci tra di noi quando qualunque tipo di servizi ci perseguita, o i nostri amici, o famigliari. Rendiamo pubblico ogni simile caso, confidando nell’aiuto, sostegno e solidarietà. Ma soprattutto, esprimiamolo.

Questa lettera non dice molto su cose che voi probabilmente vorreste conoscere. Ci sarà tempo anche per questo. Questa lettera è un “grazie” a tutti e ad ognuno, a chi ha espresso solidarietà, scritto lettere, raccolto soldi, parlato del nostro caso a livello nazionale e internazionale. E’ un grazie a coloro che hanno corretto la punteggiatura nei testi, realizzato la pagina wawa3.noblogs.org, tradotto articoli, viaggiato attraverso l’Europa per organizzare la raccolta fondi. E soprattutto ad un paio di persone che hanno dedicato ogni momento libero per pensare a noi, che non si sono risparmiate, trovandosi spesso in una situazione difficile all’interno dei conflitti, rischiando di perdere simpatie altrui, portando decisioni pesanti solo per farci uscire dal carcere. Questo piccolo gruppo è stato efficace. Ci ha tirato fuori dal carcere svolgendo un lavoro tremendo. Non lo dimenticherò mai. Avete trasformato la sconfitta nella vittoria (anche se era solo una di molte battaglie che dovremo combattere nel futuro).

Libertà! Uguaglianza! Mutuo Soccorso! – Sempre.

Uno dei Tre



#2

Per essere completamente onesto (cioè, in misura che la situazione mi permette), devo ammettere e confessare un cosa che mi mette in imbarazzo. Nei giorni successivi al mio arresto ho messo in questione l’empatia e la solidarietà: io che ho così tante volte gridato “La Solidarietà è la Nostra Arma!”. Alla prima lettere ricevute ho risposto in modo aggressivo. Voglio scusarmi a tutti coloro che sono stati “vittime” del mio sfogo di rabbia – questo è successo con un paio di corrispondenze all’inizio. Voglio anche scusarmi con ognuno che ha avuto dei problemi e conseguenze a causa del mio caso. Sarò sempre grato e in debito verso coloro che hanno scritto, raccolto, parlato, ricordato. E’ grazie a voi che adesso mi trovo qui, con la mia famiglia e le persone amate. Grazie.

Mentre ero in carcere avevo raggiunto uno stato in cui non aveva più importanza quando, e se, lo avrei lasciato. L’assenza di ogni tipo di conversazione con un’altra persona o vicina: questi erano le ragioni, penso, per cui ho dubitato della solidarietà, per la quale abbiamo combattuto. Quello che mi è successo mi ha fatto capire cosa veramente è la Solidarietà. E’ l’aiuto di una persona ad altra, essere là per qualcuno che nemmeno conosci.

Mi piacerebbe conoscere ogni persona che si è interessata a questo caso e risposto ad ogni domanda, per raccontare la storia dalla mia prospettiva. Purtroppo, non sono in grado di farlo finché il caso non sarà chiuso. Però, dobbiamo tutti tenere in mente che probabilmente non conosceremo mai l’intera storia su di esso.

Solo adesso sto ricevendo tutte le lettere e le cartoline. Dal carcere sono uscite solo tre lettere delle quaranta che avevo inviato. Solo adesso vengo a conoscenza di tutte le iniziative di solidarietà nell’Europa: in Russia, Lituania, Repubblica Ceca, Germania, Francia, UK, Spagna, Italia. Rispondo alle lettere a cui riesco, ringrazio le persone che mi vengono a trovare. So che ci sono moltissime persone che anche non conoscendomi mi hanno aiutato, e che probabilmente non incontrerò mai e non sarò capace di ringraziarli di persona per quello che hanno fatto per me. Se questo messaggio potrà in qualche modo raggiungervi – grazie.

E’ un grazie a coloro che mi erano vicini e mi hanno sostenuto psicologicamente. Cella d’isolamento, telecamere sopra il letto, nelle docce, nel bagno. Ad ogni uscita dalla cella, in qualsiasi momento, si è obbligati a denudarsi. Contatto consentito solo con i secondini. Due libri per settimana. Abiti rossi e mani sempre ammanettate dietro la schiena quando si è fuori dalla cella. La presa d’aria mi teneva sveglio. Senza intimità, senza parlare, senza compagnia. Grazie a quelle poche lettere sapevo che c’era qualcuno là fuori, ad aspettare, non dimenticando.

Grazie mille ancora una volta, e ci vediamo, spero.

La Solidarietà E’ La Nostra Arma!

Uno dei Tre