Francia: “Kairos”, giornale anarchico – Ragion d’essere
Abbiamo deciso di chiamare questo giornale Kairos perché ci sembra importante lasciare l’astrazione pura delle idee per mettere il nostro discorso in una prospettiva pratica, in una riflessione sui mezzi e sulle possibilità dell’azione sovversiva, in modo molto pragmatico.
Più specificamente, è un quotidiano che mira a sostenere quello che potrebbe essere chiamato “anarchismo della pratica”, espressione con cui intendiamo tutto ciò che corrisponde ad una pratica offensiva dell’anarchismo, che non si accontenta di parole, posture o scritti, ma che attacca, qui e ora, tutte le forme di autorità, sottomissione e sfruttamento. Collegare le parole agli atti è sempre stata una parte dell’anarchismo, checché ne dicano i piattaformisti e altri “rivoluzionari” da salotto che, quando un attacco ha luogo vicino a casa loro, si rifugiano nel silenzio (ed è il meno peggio), si dissociano o dichiarano pubblicamente la loro distanza.
Sebbene l’ anarchismo della pratica sembra conoscere un nuovo respiro, negli ultimi tempi in Francia, ciò che manca seriamente, a nostro avviso, sono pubblicazioni che sostengano pubblicamente la necessità di un’azione specifica anarchica. Non è per opporci alle prospettive di altri giornali anarchici, ma per contribuire alla riflessione sull’azione offensiva, ad arricchire le discussioni tra gli anarchici e gli insorti di questa società, che ci lanciamo nella pubblicazione di Kairos. È importante, a nostro avviso, abbandonare il cliché sulla natura “sociale” della rivolta, troppo spesso sottotitolata e recuperata da alcuni anarchici. L’anarchia è rivolta e la rivolta può essere in parte anarchica. Ma questo non basta. Vogliamo spingere la riflessione un po‘ più lontano dal tradizionale coro di approvazione davanti agli esempi di rivolte endemiche che emergono ovunque, certamente spontanee, talvolta belle nella loro autonomia, ma di cui non intendiamo nascondere i limiti. Non un anarchismo spettatore e cantore della violenza anti-istituzionale che è già presente, senza bisogno di noi, ma il tentativo di andare oltre. Se proviamo della gioia a ogni atto di insubordinazione, a ogni notte di rivolta contro le varie sfaccettature di questo mondo che ci tiene ogni giorno con la testa sott’acqua, non significa che ci accodiamo automaticamente dietro alle motivazioni dei protagonisti, perché se a volte è possibile far parlare le azioni, questo non può liberarci dall’interrogarsi sulle idee e sulle prospettive che li hanno motivati (o no …). E sulle nostre.
Così la scelta del concetto stesso del kairos si è imposta su di noi poiché designa nel greco antico l’idea del momento opportuno da cogliere, dell’occasione favorevole, dell’istante propizio che consente il successo di un’azione in mezzo agli imprevisti del mondo e all’incertezza delle circostanze esterne. Questa comporta anche la necessità di praticare, di imparar a cogliere questo kairos da un lato cercando di riconoscerlo senza nascondersi dietro l’alibi facile delle circostanze, dall’altro preparandosi ad agire al fine di non lasciare scapparsi questa occasione.
Due elementi da chiarire:
Per quanto riguarda l’evidente articolazione tra kairos e azione, si tratta di pensare al tempo come condizione per il successo dell’azione. Viviamo in un mondo di contingenze, vale a dire, un mondo in cui due situazioni non si riproducono mai nella stesso modo, dove le condizioni sono imprevedibili e irreversibili e che per avere successo in un impresa è necessario vivere e agire nel presente apprendendolo come è e non come ci piacerebbe. Anarchici sì, ma anacronistici no. Solo allora possiamo approfittare della contingenza, vedendola non come un ostacolo, ma come una possibilità. Per ogni azione c’è un momento buono, un tempo opportuno, un kairos da cogliere e in questo, agire bene è agire quando è necessario.
Ma per ciò, il concetto di kairos è necessariamente legato ad un altro concetto greco, la “phronesis” forma di intelligenza che si può tradurre con l’idea della prudenza, della sagacia. La prudenza è necessaria per il successo dell’azione in quanto coinvolge la combinazione dell’abilità, la nostra capacità di fare le cose, con i modi e i mezzi più adatti per questa azione. La prudenza è frutto dell’esperienza individuale, non viene trasmessa come scienza, ma richiede un’applicazione pratica.
Il momento propizio quindi non è qualcosa che si dovrebbe aspettare, un’eventuale “Grande Sera” o “delle condizioni oggettive” che non saranno mai soddisfatte, ma un’occasione sempre presente, esistente in mille modi diversi, secondo la concezione che ognuno di noi ha su ciò che lo circonda. Bisogna solo imparare a vederlo, a crearlo.
Si tratta di una scelta concreta e individuale, quella di non continuare a guardare altrove, mentre le nostre vite scorrono come inquietanti serie televisive: la scelta di rispondere colpo su colpo a questa società, di dare corpo a idee di libertà, agendo qui e ora. Una scelta che è destinata ad essere più diffusa e a cui si può contribuire grazie alla riflessione, allo scambio di informazioni, suggerimenti ed esempi, attraverso l’interrogarsi sui mezzi adeguati per attaccare questo mondo, dei mezzi che devono già portare in loro i germi della volontà di una libertà unica e indivisibile per ciascuno.
Per questo, oltre alla prudenza, serve una certa immaginazione, sogni e follie individuali. Ma chi potrebbe vivere una vita minimamente vivibile, senza sogni? Facciamo quindi in modo che questi sogni, queste idee non siano disarmati di fronte ad una società che vuole metterli in cassetto, o addomesticarli per bene, frenarli, se necessario, sostituirli con animazione e piaceri a pagamento, o accusarli di allucinazione e metterli in catene, fisiche e/o morali.
Questo giornale si posizione nella scia dell’agitazione permanente, si pone l’obiettivo di propagare l’anarchismo della prassi. E è questa la sfida che questo giornale offre: sviluppare una riflessione che, lungi dall’essere una buona teoria per gli “intellettuali”, si concretizzi in un anarchismo attivo e risolutamente iscritto nel concreto. Tentare di dare il desiderio e la possibilità di agire attraverso un giornale. Perché in somma, la riflessione e l’azione ruotano attorno alla stessa prospettiva insurrezionale, quella di farla finita con questa società, con tutte le autorità!
“perché la gioia, almeno una volta sgorgando dai nostri petti , si dissemini sulla terra“
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Vogliamo anche uscire dal “localismo”, già sperimentato attraverso diverse pubblicazioni, per allargare i campi del dibattito e della riflessione. Il giornale comparirà quindi in diverse città, a seconda delle possibilità e dei desideri di coloro che partecipano – e contributi, corrispondenze, critiche e scambi sono benvenuti. I testi pubblicati potrebbero non essere sempre interamente condivisi da coloro che animano questo giornale – giustamente perché ogni individuo è unico – e favorendo questa unicità, lasciare libero corso a questa differenza, è una ricchezza peculiare dell’anarchismo. C’è anche un blog, kairosjournal.noblogs.org, dove trovare vecchi numeri oltre a informazioni aggiuntive che non hanno trovato spazio su carta.