Titolo: Carcere di Korydallos – Atene [Grecia]: Dichiarazione del prigioniero anarchico Panagiotis Z.
Origine: 325.nostate.net
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“Ho letto da qualche parte che in tutto il mondo, in mezzo a tutti quei milioni, non esistono due ragazzi o due ragazze identiche come due gocce d’acqua. La stessa cosa succede con i rivoluzionari. Ognuno di loro partecipa con i propri sogni, con i propri amori. Con il proprio “sé”, il proprio “Io posso”. Ahimè, se fosse l’incontrario. Sarebbero o macchine o amebe. E la storia la puttana, è così come la scrivono, sia i borghesi che i comunisti: orizzontale, piatta. Loro parlano di popolo, parlano di masse. Nessuno di loro potrà mai sentire l’intensità, la passione, il culmine e la caduta di mondi interi, in sole ventiquattro ore di vita di un rivoluzionario.” Chronis Missios

Tutto ebbe inizio nel 2012 durante una manifestazione contro il memorandum, alla quale partecipai anch’io, come tutte le persone. Alla fine della manifestazione alcuni se ne tornarono a casa, altri andarono nei bar, e altri ancora in piazza Exarchia. Io ho continuato a piedi verso casa mia. Questo ha ben poca importanza per lo Stato e i suoi lacchè, dato che non mi hanno permesso di difendermi prima dell’arresto.

Nella sera di martedì 25/07/2017, mentre uscivo dalla casa di un amico – ho detto che quello non era casa mia – sono stato circondato da 25 porci della Sicurezza di Stato, che mi hanno ammanettato e portato in questura annunciandomi che è stato emesso un mandato d’arresto contro di me tre mesi fa, su cui non sono mai stato informato. Dopo circa trenta minuti, il capo mi ha chiamato nel suo ufficio ed entrando mi ha offerto la mano. Di riflesso, ho riso, dicendogli di tenersela, e mi sono seduto ad ascoltare. Ha detto che sa che io sono un bravo ragazzo, ma che sospetta il mio coinvolgimento nelle proteste. Non ho né negato né affermato nulla. Non ho risposto. Poi, ha menzionato alcuni nomi senza chiedermi nulla di particolare. E allora, recitando il ruolo di sbirro “buono”, mi disse che non andranno in casa mia “perché la mia mamma è anziana, e non vogliono che le succeda qualcosa”. Tutto ciò è durato cinque minuti. Sono tornato nel corridoio del sesto piano, e dopo un’ora mi hanno portato al settimo, nelle celle, dove rinchiudono i corpi degli umani. Il giorno dopo è seguita la tipica procedura, mi hanno fotografato e portato al tribunale di Evelpidon-Loukareos, dove mi hanno informato della custodia cautelare in Korydallos, con il pretesto di residenza sconosciuta, senza farmi vedere un’adeguata persona responsabile. Deve essere chiaro che dopo l’arresto non sono andati a perquisire la mia casa, e per un motivo palese. Non volevano che io fossi in grado di dimostrare che conoscevano la mia residenza, dove vivo, dove in realtà potevano trovarmi ventiquattro ore al giorno, come è successo. Una cosa buffa, dopo l’arresto, in stazione di polizia ho visto un mucchio di facce che avevo visto attorno a casa mia e anche nelle vicinanze della casa di mia madre.

Da parte mia, è chiaro perché sono stato arrestato da così tanti porci e perché non mi hanno informato delle accuse, prive di fondamento. Era ovvio che queste accuse non erano capaci di chiudere qualcuno in custodia cautelare. Non l’ho saputo tramite alcuni documenti che ho dovuto presentare all’investigatore del caso in corso, con il risultato di essere insospettato nelle loro mani.

Queste pratiche sono conosciute all’interno del movimento. Loro cercano di reprimere le nostre lotte e catturare ogni idea contraria alla miserabile regolarità che viene commercializzata, come la sicurezza e la tranquillità. Feccia di Stato che si gioca sulla scacchiera l’intera maggioranza sociale.

Le manifestazioni sono una forma di lotta che spezzano il silenzio del cimitero sociale. Di tutte quelle vite alienate tra compromessi e “non si può”. Con relazioni sommerse da bugie che puntano al profitto e alla scalata della posizione sociale. Lo Stato, tramite i loro occhi, cerca di monitorare, chiunque spezza questo marciume. Esso imprigiona coloro che resistono, ma la solidarietà dei compagni porta lo spirito dei detenuti nel presente a vagare sicuro tra i momenti di insurrezione, quei momenti nei quali i compromessi non trovano spazio.

Tutti noi desideriamo la distruzione di questa miserabile società, che rimane uno spettatore e uccide con la propria passività. In parallelo, noi cerchiamo la creazione di nuovi modi per interagire, e dobbiamo armarci con le nostre coscienze e agire con tutti i mezzi, non passivamente. Dobbiamo diventare creatori di nostre idee, di tutte quelle idee che mirano ad azioni diversificate contro lo Stato. Dovremmo seminare i semi di libertà e insurrezione in tutto il movimento, in tutte le comunità di lotta e in ogni individuo in rivolta. Noi sappiamo che le parole spesso risuonano nel vuoto, ma irriducibili riprendiamo le nostre vite nelle nostre mani e osserviamo le difficoltà che ci stanno di fronte. Non rimaniamo legati anche se possono legare le nostre mani. La nostra anima scivola via dalle galere dello Stato che imprigionano tutto ciò che non possono controllare. Cercano di intimorire i compagni e i famigliari degli accusati, ma dimenticano che chiunque reagisce non è mai solo.

Guardiamo il mostro con occhi infiammati e voliamo senza un domani, come Dedalo e Icaro, verso il viaggio dei nostri sogni. Il sogno con persone libere, donne armate che schiacciano i propri stupratori, animali che portano al guinzaglio i padroni, operai che impiccano i capi, gli spazzini che buttano i sindaci nei bidoni.

Con la nostra coscienza al volante e la nostra passione sull’acceleratore, ripensiamo ad un altro giorno che è morto, aspettando la nascita del prossimo, anche se sarà più duro del precedente. Lo accetteremo come accettiamo le conseguenze delle nostre idee e azioni. Per sempre irriducibile.

Solidarietà con gli spazi occupati.

Solidarietà con gli arrestati di G20.

Solidarietà con gli immigrati che si ribellano nei campi di concentramento.

Infami, indietro – Compagni, avanti!

Viva l’Anarchia!

Panagiotis Z. - Sezione “A” del carcere di Korydallos