Berlino [Germania]: Incendiate macchine della ditta di sicurezza (15/10/2018)
(anarhija.info pubblica la seguente traduzione non perché ne condivide il contenuto, ma come risposta al testo del compagno Cospito pubblicato in “Fenrir”)
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Berlino, 15 ottobre 2018
Il movimento anarchico ha affilato il suo profilo. Questo significa che la repressione contro di noi si è intensificata negli ultimi anni. Dalla Germania il G20 ha innescato un aumento delle attività delle agenzie di sicurezza, perché hanno compreso che non hanno controllo su di noi e ciò è diventato talmente ovvio che si è resa necessaria una risposta. La distruzione ad Amburgo, l’assenza di compromesso e la determinazione degli incappucciati li ha colpiti esattamente là dove era previsto. L’incertezza è scattata, in un luogo dove la proprietà definisce le persone e la loro complicità con una società in guerra. Le macchine di lusso o di pattuglia sull’orlo di diventare una pila di plastica carbonizzata – en passant contro la guerra in corso contro i poveri, gli esclusi e gli inopportuni.
A seguito della pubblicazione del testo “L’autismo degli insorti”, nel numero 9, di giugno 2018, della rivista eco-anarchica “Fenrir”, abbiamo sentito il bisogno di rispondere. E per un momento attacchiamo l’illusione di sicurezza in questa società in un luogo molto specifico, per intraprendere una comunicazione ed aprire uno spazio per la discussione.
... Non sappiamo cosa pensare quando il compagno Alfredo Cospito parla di una visione della pratica anarchica che diventerebbe più pericolosa perché in continua sperimentazione. Possiamo parlare solo per noi stessi, che siamo diventati più pericolosi e ottenuto un notevole successo perché il potere sottovaluta il nostro vero potenziale. La volontà di rimanere da soli, la rivendicazione della responsabilità totale per i nostri destini...
Ma sì, speriamo che il potere ci percepisca come un pericolo, perché è proprio ciò che vogliamo essere. Ma è difficile capire cosa succede nei cuori e nelle menti degli anarchici d’azione. Anche noi ci aggiriamo. Naturalmente, come molti altri in giro per il mondo, seguiamo la miriade di piccole e grandi azioni, ci piacciono i testi infiammati e fieri, eccetto quando la teoria minaccia di soffocare le fiamme, e partecipiamo all’organizzazione informale.
La nostra influenza non è grande, e anche se non parliamo il tuo stesso dialetto, Alfredo, sentiamo che la pensiamo allo stesso modo. Ma non dimentichiamo che le parole sono solo una superficie d proiezione bidimensionale per la profondità del pensiero. Concordiamo che ogni pratica anarchica comporta dei rischi. L’organizzazione informale aperta che cerca un rapporto con la società annacqua l’anarchia e ci porta a negoziare con la politica. Anche noi conosciamo gli incontri dove solo alcuni riescono a prendere la parola. Le organizzazioni informali come uno “strumento di guerra” portano con sé il rischio di settarismo nei confronti del resto del mondo, e di conseguenza, il distacco dai conflitti e fratture locali, incapaci di farne parte.
In un momento scegliamo il completo anonimato, senza rivendicazioni, perché il fuoco di pietre ha già parlato e intervenuto per sé nel conflitto immediato. In un altro scegliamo di comunicare con le altre cellule per evolvere attraverso la discussione e per comunicare la nostra connessione tramite l’attacco permanente con gli altri individui pieni di odio. E in un prossimo momento ci muoviamo in modo visibile, cercando di comunicare le nostre idee ed esperienze, per intervenire in aperti conflitti locali. L’anarchico Nero, arrestato a Berlino, ha già descritto questa contraddizione vivente.
No, non esiste una “purezza” della pratica anarchica, ma forse è un errore non separare nettamente le differenti strategie. Da una parte, per quanto desideriamo vedere le città bruciare e unirci al lurido corpo sociale, dall’altra parte la nostra preoccupazione costante è continuare a muoversi utilizzando l’unico metodo intransigente, la FAI-FRI, come una minaccia sovversiva per il paese di distruggere continuamente questo corpo lurido.
Ciò non è difficile, e con la nostra campagna di efficace incendio di una macchina di pattuglia della “Securitas” a Wedding, Berlino, nella notte del 15 ottobre 2018, che rivendichiamo, volevamo spezzare l’autismo. Ci riferiamo direttamente all’attacco incendiario contro due macchine dell’azienda “Securitas” nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio a Thun, come anche alla resistenza degli anarchici contro la costruzione di Bässlergut (prigione per immigrati) a Basilea. I motivi perché la “Securitas” deve essere attaccata sono formulati in dettaglio nel comunicato dalla Svizzera, perciò non c’è bisogno che ci dilunghiamo su questo. Inoltre, i dettagli del nemico che vengono forniti in molte dichiarazioni di attacco spesso paiono scarsamente utili ad ulteriore diffusione della lotta. Dall’altra parte, ci mancano le idee dei compagni incendiari, come si può la scintilla dell’attacco incendiare nella nostra vita quotidiana e nei nostri rapporti sociali.
Per i protagonisti, come lo è l’azienda “Securitas”, che sorveglia i campi profughi a Berlino, le prigioni in Svizzera e che estende il braccio statale di dominio e controllo in molti altri luoghi del mondo, le nostre città devono diventare territori ostili. Con il nostro attacco stabiliamo il collegamento tra le nostre lotte sparse e proponiamo che le ditte di sicurezza e altre corporazioni multinazionali siano dichiarate mete di nostri attacchi, in modo che gli attacchi simbolici infine diventino danno materiale.
Simbolici, perché è la nostra stessa ribellione contro ogni rassegnazione, perché in concreto produce solo una piccola perdita materiale, ma soprattutto perché è sovrastata dal baccano capitalista. Nella maggior parte dei casi siamo lasciati o a partecipare ad un conflitto o ad essere assenti. Tuttavia, se è possibile causare il fallimento di progetti politici perché portano più perdite che guadagni alle aziende coinvolte, l’entità del danno materiale può rappresentare il primo passo in una fase irrequieta. Questo è il compito del commando militante che ci siamo assegnati spinti dalla situazione reale della nostra posizione di minoranza, sia esso firmato FAI, anonimo o da un gruppo come Rouvikonas. La firma è secondaria.
Allo stesso tempo, la visibilità dell’attacco degli incappucciati contro le istituzioni di potere e gli sbirri deve essere portata avanti – durante le manifestazioni e le rivolte nei quartieri. Qui stiamo dalla parte di ognuno che in piazza attacca gli sbirri e altri fascisti, saccheggiando e mettendo a soqquadro le aree commerciali, costruendo barricate. Importa davvero se lo facciamo con anarchici, con i compagni di DHKPC(organizzazione illegale militante turca di sinistra Partito/Fronte rivoluzionario della liberazione popolare) o con i nostri amici criminali? Da un lato sì, ma dobbiamo esaminare con chi possiamo agire in strada e con chi possiamo risolvere le contraddizioni. La teoria anarchica non necessita di essere permanentemente separata dalle altre tendenze, a meno che non possa essere realizzata nella pratica. Nelle metropoli occidentali e in alcune regioni rurali ci sono solo alcuni piccolissimi focolai, che non si evolveranno in insurrezioni con le spiegazioni degli anarchici dei propri attacchi né con i loro appelli.
In questo senso, i nostri mezzi di comunicazione, blog e giornali sono in realtà un’espressione di autismo. Esistiamo per noi stessi e ignoriamo gli altri fronti dove il sistema muove guerra. Gli individui partecipano in molti conflitti differenti, ma finché sono limitati ad alcune aree, siano esse antifascismo, l’ambiente ecc, rimane senza senso se è il contatto con la società che viene cercato o il commando militante che viene predicato, perché nessuna di queste aree persegue un progetto insurrezionale.
Lo stato tiene le compagnie mercenarie private per avere il proprio personale per cacciare le persone liberamente. Il nostro obiettivo deve essere quello di eliminarli dalla vita quotidiana, dal trasporto pubblico dove controllano i biglietti, dai negozi dove sorvegliano la merce morta, dalle banlieues dove tormentano le persone, e dalle carceri dove praticano l’omicidio assieme agli secondini.
Solidarietà con i colpiti dalle operazioni “Scripta Manent” e “Panico”, come con quelli che hanno dovuto affrontare la vendetta dello Stato a Basilea per la manifestazione selvaggia del 2016! I nostri cuori in lotta sono con voi.
Per l’anarchia!
“Amad Ahmad” Cellula FAI-FRI