Titolo: Berlino [Germania]: Cellula “Minoranza Violenta”/FAI – Un messaggio ai nostri Compagni Sconosciuti nella giungla urbana della società carceraria (06/03/2018)
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L’incendio di veicoli delle compagnie di sicurezza a Berlino come un utile mezzo di comunicazione.

Citando altre rivendicazioni seguiamo la proposta di relazionarci per sviluppare sia una più ampia mobilizzazione di gruppi militanti in Europa, che per sviluppare la nostra base teorica.

Riconosciamo le parole e la solidarietà e le condividiamo, quando Rouvikonas scrive sull’attacco contro l’ambasciata di Arabia Saudita ad Atene, il 19/12/2017:

“Come anarchici sappiamo che l’unica risposta definitiva giace nella solidarietà internazionalista tra i popoli organizzati in lotta. Non ci facciamo illusioni che a questo punto la ancora nascente solidarietà possa rovesciare i piani dei dominatori globali. Nelle circostanze attuali ciò che può essere raggiunto sono le piccole battaglie, là dove è possibile, per sabotare il processo di guerra in corso. [Questo è necessario] per preservare la coscienza sociale, per essere capitalizzati in caso evitare l’inferno diventi inevitabile”.

Alcune persone a Roma esprimono i nostri pensieri quando rivendicano come Cellula Santiago Maldonado FAI-IRF l’attacco esplosivo contro la caserma dei carabinieri in San Giovanni:

“Chi vuole guardare resterà a guardare. Chi non vuole agire giustificandosi politicamente, continuerà a non farlo. Non stiamo aspettando alcun treno della speranza, non aspettiamo tempi maturi. Le condizioni si muovono con lo scontro. Il movimento è tale se agisce, se no sta fermo. L’emancipazione dell’individuo dall’autorità e della sfruttamento è fatta dai diretti interessati. [...] L’azione diretta distruttiva è la risposta elementare di fronte alla repressione. Ma non solo. La prassi anarchica è anche un rilancio, una proposta che va oltre la solidarietà, rompendo la spirale repressione-azione-repressione. Le azioni di solidarietà sono importanti, ma non possiamo rinchiuderci nella critica, per quanto armata, di qualche operazione repressiva o di qualche processo. [...] Colpire dove non ti aspettano. Oggi colpiamo nel cuore della capitale militarizzata per sfidare i deliri securitari. Domani chissà, magari in periferia dove non immaginate. Noi dare tregue, ma scegliere noi i tempi. E’ da sempre il principio della guerriglia metropolitana. [...] Colpire dove non ti aspettano. Oggi colpiamo nel cuore della capitale militarizzata per sfidare i deliri securitari. Domani chissà, magari in periferia dove non immaginate. Noi dare tregue, ma scegliere noi i tempi. E’ da sempre il principio della guerriglia metropolitana.”

Ci piace parlare non solo dei nostri nemici, ma anche di noi stessi, come alcuni compagni quando hanno attaccato la gendarmeria a Meylan/Francia:

“Perché non vogliamo rimanere nel ruolo di vittime nel quale la società ci vorrebbe relegare riconoscendoci come ragazze. Vittime, perché non siamo in grado di essere autonome, di difenderci, di condurre le nostre vite come vorremmo. Perché siamo deboli, troppo sensibili, soggette a stati d’animo ormonali, dipendenti e fragili. Perché abbiamo bisogno di figure forti per farcela, di medici per curarci, di uomini per sostenerci, di bambini per sentirci realizzate, di sbirri per proteggerci. [...] Prepariamo la nostra rivincita per tutte le volte che siamo state scoraggiate, persuadendoci di non essere capaci, di non possedere le competenze, la forza, i mezzi, per disarmare questa logica che ci fa sempre rimandare a dopo il momento per esprimere la nostra collera e i nostri desideri. [...] Abbiamo preso di mira le macchine private degli sbirri, a scapito di quelle ufficiali, perché invece di attaccare individui che indossano uniformi, la loro mansione, abbiamo piuttosto voluto attaccare i loro beni personali, i loro strumenti di lavoro. Pensiamo che i ruoli esistono perché ci sono persone che li riempiono. Se dietro l’uniforme c’è un essere umano, è lui che abbiamo cercato di danneggiare. [...] Siamo convinte che i nostri limiti siano contemporaneamente mentali e sociali, che accettando questi ruoli diventiamo poliziotti di noi stessi. Tramite l’organizzazione di affinità e tramite l’attacco spostiamo questi limiti.”

Certe volte è necessario definire il contesto in cui agiamo, come hanno fatto gli anarchici a Barl-le-Duc, quando hanno impiegato molta rabbia e qualche fiamma nel parcheggio di ENEDIS:

“In questi ultimi mesi, sono stati rivendicati diversi attacchi contro ENEDIS, ci hanno fatto piacere e abbiamo voluto farvi eco, il nostro è una strizzatina d’occhio alle persone che si sono messe in gioco per portarli a termine. Pensiamo che non c’è bisogno di aspettare di essere molti e fare massa per attaccare, che è anche possibile fare qualcosa in pochi, le possibilità sono differenti, ma sempre incoraggianti. Ci rallegriamo dei recenti attacchi contro dei ripetitori, che aprono delle nuove prospettive di azione diretta.”

Nelle prime ore di mattina di 6 marzo abbiamo attaccato l’illusione della sicurezza a Berlino. Anche nei momenti quando siamo in pochi, possiamo organizzarci invece di aspettare un’opportunità che ci viene data dai cosiddetti “organizzatori del movimento” o di reagire solo ad un altro attacco delle autorità. Possiamo agire e scegliere i nostri momenti per conto proprio.

Ogni giorno ci dicono di rimanere nel silenzio, governati dallo Stato e dalle sue istituzioni che assicurano il mondo capitalista. Le persone riempiono le proprie teste con cose stupide, a testa bassa fissando i propri smartphone solo per guardare altrove quando un controllore controlla i biglietti sul treno, quando uno sbirro dice ai senzatetto di andarsene proprio quando ha trovato un posto caldo, quando le armi tedesche uccidono i curdi nella guerra genocida di Erdogan. Per adesso abbiamo preso di mira le aziende di sicurezza, ma ogni altra azienda che sostiene le strutture capitaliste e autoritarie può diventare bersaglio. Ogni notte può essere una notte di attacco. Abbiamo incendiato macchine di Bosch e Tyco a Berlino-Pankow, Bosch è una ben nota azienda di sicurezza. La sua tecnologia si trova i molte installazioni di sicurezza, nelle stazioni degli sbirri, in prigioni, lungo le recinzioni di frontiera, in video-sorveglianza... Tyco è un’azienda che gestisce le installazione di allarme nelle prigioni, con il cosiddetto “Business Logic Engines”. Offrono ai secondini le opportunità della smart city – tracciando i detenuti con RFID chip.

Inviamo solidarietà e rabbia agli antifascisti e anarchici detenuti e perseguitati in Russia.

Sentiamo la vostre voci, non siete soli. Anche se non possiamo fisicamente aprire i cancelli delle carceri, le idee anarchiche e la solidarietà superano i confini, i cancelli e i muri, e possono riempire le nostre anime anche nei momenti di tortura e di repressione più pesante.

Abbiamo seguito le notizie sulla lotta di Dino in Grecia contro l’amministrazione penitenziaria. Con il nostro incendio sosteniamo questo modo di resistenza – l’annuncio dei prigionieri di Korydallos e la minaccia dei gruppi di affinità fuori, di attaccare ogni giorno e di distruggere la città, è la strategia adeguata in questo confronto con lo Stato.

Questa azione è dedicata anche a Lisa nel carcere di Willich e ai detenuti per la resistenza nella Foresta di Hambach.

06/03/2018
Federazione Anarchica Informale – Cellula Minoranza Violenta