Titolo: Atene [Grecia]: Sugli scontri del 17 Novembre al Politecnico
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Ci assumiamo la responsabilità per la partecipazione negli scontri del 17 novembre 2016 al Politecnico di Atene. Siamo compiaciuti del risultato, e dei sei sbirri in ospedale. Siamo contenti di essere stati parte attiva di un atto anarchico insurrezionale, che ha mostrato una forza sufficiente per le misure e possibilità che può offrire.

Non siamo stati parte dello scontro per “celebrare l’anniversario” del 17 Novembre. Non siamo stati parte dello scontro per fare delle circoscrizioni sociali. Non siamo stati parte dello scontro nella speranza di arrecare qualche serio danno alla proprietà. E nemmeno siamo stati parte dello scontro per dimostrare che il cosiddetto ambiente anarchico possiede una dinamica compatta e una presenza combattiva, creando l’illusione di una massa “che irrompe” e “semina caos” negli incontri prestabiliti con notevoli forze operative.

CONTRO L’INDOLENZA

Siamo stati parte dello scontro per creare momenti di attacco e di dimestichezza con la violenza anarchica immediata, per testare i nostri riflessi e coesistere con delle individualità che apprezziamo al livello teorico e pratico, e infine per sfuggire all’inazione e all’inerzia. Siamo stati parte di un momento insurrezionale, con qualche effetto elementare (in termini di costi materiali per i portatori del potere).

CONTRO LA DEMOCRAZIA E LE SUE FIESTE

Siamo stati parte dello scontro come una farsa sacrilega contro il pellegrinaggio, le marce celebrative, il revival dei “Bei tempi che furono” nei bar, lo spirito democratico conciliante del “popolo in lotta”, la santificazione e la simbolizzazione delle lotte – con lo scopo di giustificare l’obbedienza alla nostra inclinazione al quieto vivere e alla sicurezza – elevandole a qualcosa di irraggiungibile che solo nel futuro può accadere nuovamente, e ovviamente agli altri. Abbiamo affrontato gli sbirri della democrazia combattendo la democrazia stessa e ogni regime autoritario, diffondendo la proposta dell’azione diretta nel presente.

CONTRO LA SVALUTAZIONE DELLE FORME DI GUERRA

Siamo stati parte dello scontro, separati dalla plebe che abbraccia la logica del “disordine è vano, ripetitivo, esibizionistico e dannoso per il movimento”.

Primo, a noi il movimento e la sua unità fittizia ci sono indifferenti, dato che riconosciamo il divario teorico e pratico, e non cerchiamo coesione. Ognuno a modo proprio.

Secondo, gli scontri al Politecnico ovviamente non rappresentano qualcosa di originale. Ma, tutto questo è un campo comune per lo scontro fisico diretto con l’esercito dell’autorità odierna, e una situazione in fondo aggressiva in cui certamente abbiamo goduto, come avremmo gioito a vedere striscioni, scritte, azioni simboliche e in generale ogni atto anarchico che avrebbe diffuso le nostre percezioni.

E terzo, per molte persone lo scontro con gli sbirri, anche nelle condizioni relativamente sicure, rappresenta una connessione con gli altri, una coesistenza operativa e la possibilità di passare all’azione diretta, che adottiamo totalmente. Chiaro, non nutriamo nessuna illusione sul “rapporto da compagni” e sulla comune base teorica con le persone partecipanti, essendo frammentarie, e la loro antropografia spesso comprende elementi che sono nostri nemici, come ad esempio il branco di maschi che glorifica i propri pantaloni[1], auto-proclamati “esperti” di violenza ecc. Quindi, noi comunichiamo il nostro punto di vista esprimendo solo le nostre individualità.

CONTRO LA COLLABORAZIONE DEI PROFESSORI DEL POLITECNICO CON LA MARINA

Siamo stati parte dello scontro per ricordare ai professori del NTUA [Natioanl Technical University of Athens], Dimitris Manolakos ed Emmanuel Koukios, che esistono persone che non dimenticano la collaborazione con la marina militare firmata il 24 agosto 2016. Non dimentichiamo il sostegno della NTUA e dei professori, entusiasti di marina, alla ricerca e allo sviluppo di sorveglianza e di controllo (termocamere lungo la recinzione di frontiera sul fiume Evros, sistemi di rilevamento subacqueo contro gli immigrati, droni ecc.). Non dimentichiamo l’uso della NTUA per salvaguardare la dottrina “legge e ordine” in Grecia. Infami, tenete gli occhi aperti.

INSORGIAMO OVUNQUE, AGGIORNIAMOCI

Scegliamo l’azione diretta per distruzione fisica dei portatori di ogni specie di autorità. Cerchiamo di disseminare la guerra anarchica, e per questo motivo miriamo alla decentralizzazione, nello specifico alla sua “de-exarchia-zione”[2]. Per diventare imprevedibili, per sfruttare l’assenza o ridurre la presenza degli sbirri ad ogni angolo della città per attaccare, per infliggere colpi materiali al nemico. Gli incontri allestiti e le azioni prevedibili sono ok, ma noi preferiamo muoverci inosservati, preferiamo aggiornare i nostri mezzi costantemente, studiare lo Stato e i suoi meccanismi, e colpire i punti più sensibili, senza sottovalutare il valore dello scontro frontale.

Per quanto riguarda gli sbirri, i cittadini “indignati”, la feccia giornalistica che scattava foto e filmava video per venderli ai media di addomesticazione del regime, i vicini il cui sonno è stato disturbato, gli infami e ogni bastardo che ha toccato un nostro compagno o qualunque individuo presente sul campo di battaglia, siano essi sicuri che non rallenteranno il giorno quando riceveranno la violenza che si meritano. Loro e le loro proprietà, le loro fottute botteghe e segrete di Stato, in cui il tempo oscilla come la forca, non sono affatto al sicuro.

Non abbiamo niente a che fare con il mondo di autorità, la nostra logica è totalmente parallela, e nessun riavvicinamento può essere fatto. Organizziamo la nostra guerra. Per distruggere “il monopolio di violenza” statale. Per riempire le crepe degli apparati statali con benzina, proiettili e dinamite.

Salutiamo i compagni che tenevano occupato l’edificio Gini del Politecnico, salutiamo i fratelli e le sorelle con quali abbiamo condiviso questi momenti e con quali ne condivideremo anche più intensi. Salutiamo ogni persona insorta e ogni atto di diffusione delle nostre percezioni anarchiche.

Forza ai cinque arrestati del 15 novembre, e ai tredici del 17 novembre ad Atene, e a tutti i compagni arrestati in Grecia.

Segnali di fuoco solidali ai compagni in Italia detenuti per partecipazione in Fai/Fri.

AVANTI ATTRAVERSO I CAMPI DI SCONTRO E MOMENTI DI GUERRA CHE PARALIZZERANNO TUTTE LE SPECIE DI GOVERNANTI CON IL VELENO DELL’INSURREZIONE ANARCHICA QUI ED ORA

Alcune minoranze insorte

Ragnarok


[1] I compagni si riferiscono ad alcuni deficienti, parte della plebe, che esibiscono una smodata “virilità” come parte di un ethos dell’ideologia sociale dominante nelle specifiche aree geografiche.

[2] Exarcheia è l’area geografica degli “antiautoritari”.