Titolo: Lettera aperta del compagno anarchico Mario López “Tripa” – “Delazioni a catena... Ovvio, nella Città del Messico!” (10/02/2018)
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[Nel 2012, dopo un’esplosione dovuta ad un malfunzionamento nell’ordigno esplosivo con il quale intendeva attaccare la sede del Partito per la Rivoluzione Democratica (PRD), nella quale rimase gravemente ferito, fu catturato dalla polizia e detenuto per circa sei mesi nel Carcere Sud di Xochimilco.]

“Quello che intralcia il nostro cammino, lo distruggeremo”

Innanzitutto, un immenso e caloroso saluto.

Poco più di cinque anni e mezzo fa è esplosa accidentalmente una di due bombe che stavo trasportando, fortunatamente la meno potente. Era quella destinata agli uffici del partito politico PRD l’altra era per una delle sedi del PRI [Partito Rivoluzionario Istituzionale, ntd.], in quel momento non mi fregava un cazzo di quale partito politico si trattava, se fosse esistito Morena [Movimento di Rigenerazione Nazionale, ndt.] avrei ugualmente attaccato la sua sede). Era la notte del 26 giugno 2012, proprio il giorno dopo il mio compleanno. Il miglior regalo che avrei potuto ricevere è stato l’incidente, mi dissero gli sbirri dei servizi investigativi che mi sorvegliavano in ospedale.

Il motivo per cui mi esplose la bomba, motivo che fino ad oggi è rimasto un mistero e oggetto di pettegolezzi all’interno del movimento anarchico e nell’ambito insurrezionalista, che secondo il vox populi oscillava tra “avrei fatto male la bomba o sotto pressione, o che la persona di nome Felicity Ryder e io eravamo in competizione chi avrebbe collocato più bombe e che perciò mi avrebbe esplosa (pettegolezzo che ancora oggi circola negli ambienti anarchici del D.F. [distretto federale, ndt] e che per me è stato solo dannoso), che è esplosa intenzionalmente” ecc. Ma il motivo è stato solo il seguente: la bomba è esplosa in un luogo inadeguato, cioè azionata da un trasformatore elettrico, quindi passando sotto questa il campo elettromagnetico sprigionato fu sufficiente per scaldare il filamento di 1.5 volt e ciò ha detonato la polvere esplosiva; la seconda bomba invece non è esplosa perché in quel momento non avevo ancora collegato l’interruttore di circuito. Ma questo errore fu dovuto ad una distrazione che ebbi in quel momento, una distrazione che non potrò mai perdonarmi né scordare.

Adesso potete dormire in pace, il dilemma è stato risolto, non c’è altro da dire in merito.

Tuttavia, questa lettera non è solo per chiarire perché la bomba mi esplose, ma anche per riferire al pubblico degli spettatori anarchici una situazione avvenuta nel corso di questi anni quando sono stato sottratto alla giustizia dello Stato. Semplicemente, si tratta di una delazione, una delle tante, utilizzando l’esempio che illustrerò per avviare una riflessione o un’azione incisiva verso coloro che non necessitano di essere minimamente torturati per tradire i compagni anarchici o spettegolare su di loro, esponendoli così a dei potenziali rischi.

Ci sono due cose che vorrei commentare con questa lettera, con questo comunicato pubblico, o come vogliamo chiamarlo. Scusatemi se sembro arrogante, severo o aggressivo, ma letteralmente non me ne frega un cazzo di quello che ne pensate al riguardo; questi aggettivi dipenderanno dai vostri stati d’animo, dal vostro senso di inferiorità, dalla vostra scarsa autostima, vostri pregiudizi, vostra ideologia di merda oppure dalla vostra maniera di vedere le cose che esporrò, dalla vostra prospettiva e critica ben focalizzata. Voglio risparmiarvi invece chiacchiere e andare direttamente al sodo.

Delazioni a catena

Allora, più di un anno fa un individuo anarchico, che dagli ultimi anni Novanta fino alla metà di 2000 è stato in carcere a causa di un “reato comune”, in un paio di assemblee aperte (mi risulta che almeno due sono state realizzate nella Biblioteca Social Reconstruid) affermò che la Croce Nera del Distretto Federale disse che “i compagni in fuga (riferendosi a Chivo e me) stavano semplicemente girovagando da (detto il luogo) a (detto altro luogo) con i soldi dateci come sostegno, pagandoci in questo modo i nostri viaggetti da Messico a paesi di America Centrale, andata e ritorno.

Innanzitutto desidero precisare che NON mi risulta che CNA abbia pronunciato una simile affermazione infame, però SÌ che mi risulta che queste parole uscirono dalla bocca di questo individuo, amico e compagno di CNA-DF, e mi risulta non da una ma da varie versioni di varie persone differenti che non si conoscono a vicenda, ma che erano presenti a queste assemblee aperte. E mi risulta perché lo conosco e perché so che tipo di persona è.

Alla luce di ciò, ho un paio di cose da dire, sempre correndo il rischio che comporta facendo questo tipo di chiarimenti pubblici, sebbene in fin dei conti se un compagno detenuto o in fuga ha da dire delle cose che in qualche maniera gli possono nuocere, non sempre è colpa sua, come molti lo sostengono, ma una responsabilità collettiva che ricade sul movimento anarchico, perché grazie alla lingua lunga molti compagni si sentono, e ci sentiamo, spinti a rilasciare questo tipo di risposte – soprattutto quando da quelli che compongono il cosiddetto “movimento” anarchico, e peggio ancora l’ambiente insurrezionalista, non proviene una reazione diretta a questo tipo di infamie e a questo tipo di individui. La maggior parte di insurrezionalisti trascorrono il tempo a scrivere comunicati pomposi e facendo azioni per non perdere il proprio posto sul palcoscenico-spettacolo, ma quando arriva il momento di usare le armi per dare una lezione ai delatori e ai chiacchieroni nessuno fa niente, nessuno fa niente per il semplice motivo che a tutti va bene così, ci tengono molto alla propria immagine, al proprio status, all’immagine dei loro gruppi anarco-punk di musica rivoluzionaria, e cose simili. Allora, dov’è la cosiddetta Solidarietà Rivoluzionaria della quale tanto si vantano gli insurrezionalisti? La Solidarietà Rivoluzionaria si riduce solo a comunicati, bombe ed espropriazioni o azioni appariscenti per rendersi visibili nel micro-mondo irreale anarchico?

Questo le cose che ho da dire.

Primo. I soldi di chi stiamo spendendo, dei tuoi amici di CNA-DF che ti proteggono? Quando mi hai dato qualche soldo merdoso per mettere qualcosa in bocca? Ti rendi conto cos’hai detto? Perché non mi hai mai scritto personalmente se avevi dei dubbi, codardo di merda? Codardo di merda che di fronte a me non hai mai detto nulla, ma ti sta bene buttar merda quando sai che non mi è facile rispondere? Perché quando hai capito che io già lo sapevo, invece di affrontare la realtà sei rimasto a Guadalajara fingendo di stare a Tijuana e viceversa (e sicuramente i tuoi protettori già ti avevano aiutato a spostarti), sei scappato per paura o cosa? Oltretutto, è da molto tempo che io (per Chivo non so) dal movimento anarchico ricevo solo tanta merda, e molto meno denaro.

Secondo. Questo tipo di chiacchiere solo espongono a rischi i compagni in fuga o in carcere, indipendentemente siano vere o meno, le informazioni che vengono dette creano sempre una reazione di delazioni a catena, perché mentre gli uni parlano gli altri riproducono, però in fine tutto si deforma e diventa informazione che può unicamente o aiutare la polizia a localizzare i compagni in fuga o a ingrossare i fascicoli e indagini contro compagni in carcere.

Non contenti di dire queste cose su noi due (su Chivo e me), questo individuo parla di alcuni individui che nel passato, cioè nella mia vita “legale”, sono stati miei compagni di lotta (intendendo con questo una diversità di modi d’intervento) e vita. Questo individuo li accusa di aver “prelevato dei soldi alla banda (i compagni) per i nostri viaggetti”. A parte che la fuga è sempre mobilità costante – anche solo per andare a fare delle compere a San Cristóbal de las Casas e per andare a vendere alcuni giubbotti Northface -, questo tipo di affermazioni evidentemente mette a rischio quelle persone che da quando me ne sono andato non ho più visto né sentito. Li mette a rischio dato che queste parole e “frecciatine” possono provocare un’indagine su queste persone per l’ostruzione della giustizia, un’indagine che sebbene parte da un’indagine propria dello Stato loro la possono considerare come una conseguenza della lotta, ma un’indagine così non la possono considerare tale quando questa ha per radici la millanteria di un individuo che vuole spiccare tra i più giovani e impressionare le ragazze.

Cosa fare con individui come questo? Come trattarli o farli riflettere? Dovremmo tornare a vecchi codici rivoluzionari o basta la riflessione?

Fortunatamente, oggi sono in vena solo di descrivere questa situazione, anche se ci sono però molte situazioni e molti/e individui che in questi ultimi anni, da quando mi è esplosa la bomba e da quando sono in fuga, non hanno fatto altro che parlare di cose che mi hanno esposto a rischi e ad altre persone, non hanno fatto altro che inventare pettegolezzi, buttar merda... ma non mi abbatto tanto perché per ogni problema ha una soluzione, e poco a poco le cose spuntano fuori.

Infine, un aneddoto, per vedere se vi ricordate.

Alcuni giorni prima di lasciare la mia città avevo incontrato una delle mie avvocatesse (in quel periodo mi trovavo ancora in una situazione “legale”, cioè ancora non scappavo dalla giustizia dello Stato, tanto per essere chiari!!!), e mi disse che giorni fa era andata al tribunale federale (il quale aveva ordinato il mio secondo arresto, del 20 gennaio 2014) per richiedere una proroga di un altro paio giorni per presentarmi a firmare. Durante questa visita, la giudice, oltre ad invitarmi cordialmente a presentarmi di volontà propria a firmare, gli disse anche che ero proprio messo male (incastrato era la parola giusta), dato che dopo il mio arresto due ragazze di nazionalità spagnola avevano parlato con lei dicendole tutto su di me (in verità non saprei cosa sia il “tutto”), “incastrandomi” era la parola giusta. In un primo momento dubitavamo, dato che la notizia proveniva da una serva dello Stato, poi, in mezzo alla paranoia, abbiamo pensato alle compagne Amelie e Fallon che in mezzo a ciò che era successo, ed era molto molto pesante, avrebbero detto cose (anche se in realtà no so cosa avrebbero potuto dire), però infine, dopo averci pensato molto, cercato informazioni, analizzato, ricordato, comunicato con queste compagne e chiesto loro di essere sincere, ma soprattutto visto le cose con chiarezza a seguito di quello che mi è accaduto quando sono fuggito e la merda che per tre anni certa gente ha buttato sulla mia vita in fuga, ho inquadrato in pieno la situazione e oggi posso affermare in tutta sicurezza che non c’è alcun dubbio su chi ha messo le mani, di chi si trattava, a chi interessava rovinarmi... dico, in caso la giudice non avesse mentito alla mia avvocatessa, giusto... in fin dei conti, che differenza c’è quando si cerca di capire se sta mentendo un giudice o un anarchico?

Prendendo questo aneddoto come un preludio alla mia seguente lettera in cui esporrò una modesta riflessione individuale sulla militanza, però soprattutto una critica sulla lotta anarchica insurrezionale nel periodo intenso che mi ha toccato vivere.

“Quando la neve cade e i venti gelidi soffiano, il lupo solitario perisce, ma il branco sopravvive”

Distinti saluti:
Mario Lopez “Tripa”
Da qualche parte di questo mondo malato, misantropia e natura per sempre!
10 febbraio dell’anno 2018