Titolo: Italia: Al tribunale di Torino [Scripta Manent] (16/11/2017)
Origine: via mail
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Oggi, così come per tutte le future udienze di questo processo che mi vede imputato insieme ai miei fratelli, sorelle ma soprattutto compagni anarchici, non vi donerò la soddisfazione di vedere la mia faccia in un’aula di questo tribunale.

Non ho mai presenziato in passato nelle aule dove mi si preparava il funerale e non lo farò ora!

Sono anarchico, individualista, antiautoritario e soprattutto sono per l’insurrezione, che ha come uno dei primari obiettivi quello di distruggere luoghi di morte come questo e le carceri.

Non farò parte dello spettacolino messo su da un magistrato che, preso dai crampi della fame, si è messo a libro paga di uno Stato che non riconosco, essendo io un cittadino del mondo in continua evasione dalle sue frontiere; non sarò là ad ascoltare i suoi deliri o attendere la fine per ascoltare qualcuno giudicarmi “colpevole o innocente”.

Per qualsiasi Stato autoritario io sarò sempre “colpevole” perché nella società che voglio non ci sarà spazio per voi, i vostri palazzi e le vostre istituzioni.

Non ho nessuna voglia di sentirmi raccontare la storia dell’anarchismo da un servo dello Stato che ha il fine di sottolineare l’esistenza di “buoni” e di “cattivi”, giusto perché la sua democrazia glielo impone.

Oggi chiede di condannare noi, domani starà a corto di stipendio di nuovo e chiederà di condannare quelli che oggi ritiene i “buoni”.

Ma la verità è una: un anarchico non potrà mai essere “buono” per uno Stato autoritario.

Altrimenti devo pensare che negli anni sprecati per le vostre fottute lauree in giurisprudenza non avete mai imparato i significati dei termini che utilizzate.

In un mondo dove la morale dei suoi abitanti è formata da una parte dalle religioni e dall’altra dagli sciacalli dell’“informazione” pagati dalla magistratura o da questure e caserme, ho ritenuto opportuno ricavarmi uno spazio nel web per la “controinformazione”.

L’ho fatto cosciente di utilizzare un vostro mezzo.

RadioAzione, di cui sono l’unico fondatore e curatore, vi ha sbattuto in faccia quello che non volevate mai sentirvi dire.

Lasciare democraticamente lo spazio di cui usufruire che funzionasse da esca e a cui abboccassero i pesci, era la vostra intenzione ma io mi sono seduto in quello spazio e ho ribaltato il vostro “bel” tavolo.

Se proprio vi dava noia il sito di RadioAzione potevate mettere una delle vostre “belle” censure ma non lo avete fatto; forse perché qualcuno doveva scrivere pagine e pagine di atti giudiziari per guadagnarsi il tozzo di pane per qualche anno?

Oppure perché per sei anni siete stati là ad ascoltare o leggere i miei pensieri attraverso un fottutissimo key-logger a cui avete dato anche un nome, “Agente Elena”, che con le sue fatture gonfiate ha dato da mangiare a qualche altro servo dello Stato?

Ma questo è un altro discorso… vostre furbate che a me non interessa approfondire…

Per concludere, perché per i miei gusti vi ho concesso già troppo spazio:

Rivendico il progetto RadioAzione come mio, e solo mio.

Progetto su cui, da quando è nato a quando ho deciso di chiuderlo, ho sempre pubblicato le mie “riflessioni” personali e individuali o quelli di altri compagni nel mondo che ritenevo affini.

Ho reso tutto ciò leggibile attraverso il sito ed ascoltabile attraverso la radio; con ciò non sto dicendo che ho fatto le cose “alla luce del sole” ma perché ero cosciente che, oltre ai compagni, ad ascoltare e a leggere c’eravate anche voi e quando non ne potevate più di sentirvele dire siete arrivati perfino al sabotaggio della mia linea telefonica tagliandone i cavi.

Non sono questi giochetti da frustrati che mi irritano ma la vostra miserabile esistenza!

Negli anni ci avete provato in tutti i modi a fermarmi: carcere, controlli a tappeto ai domiciliari, minacce, servizi segreti, infiltrati, etc…

Sono sempre qui!

Mai un passo indietro!

Al contrario di voi, alla mia esistenza ho dato un senso e un fine: la distruzione totale dello Stato!

Ritengo il progetto Croce Nera Anarchica un progetto valido portato avanti da compagni a cui mi sento affine, e non mi sono fatto alcun problema ad organizzare a Napoli la presentazione del loro giornale e tanto meno a collaborare attraverso le traduzioni o all’aggiornamento del sito per qualche tempo.

Non sarà lo spauracchio inutile di questo processo a farmi tacere, a convincermi a non dare Solidarietà, Complicità e appoggio economico ai compagni, fratelli e sorelle, che oggi mi private di avere accanto perché sequestrati nei vostri lager e in quelli di tutto il mondo.

Non sarà lo spauracchio dei vostri lager a farmi fare il passo di un millimetro indietro e di

cancellarmi la convinzione, che anno dopo anno cresce sempre di più in me, di essere totale nemico vostro, di questo vostro fetido e opulente esistente e di tutto lo Stato – Capitale!

Per l’anarchia, per l’insurrezione

Gioacchino Somma