Italia: Azioni di solidarietà con Anna e Silvia in sciopero della fame
Foligno – Danneggiate auto delle poste in solidarietà ad Anna e Silvia
Foligno 5-6-2019
Tagliate le gomme e polvere nei serbatoi a 5 auto delle poste italiane. In solidarietà a Anna e Silvia.
Mentre la città era militarizzata per l’arrivo di Salvini qualcuno ha colpito altrove
Trento – Blocco stradale in solidarietà con Silvia e Anna in sciopero della fame
Mercoledì 29 maggio un gruppo di compagne e compagni ha bloccato una delle vie del centro di Trento con un cavo d’acciaio e del filo spinato, in solidarietà con Silvia e Anna che in quel giorno hanno dato inizio allo sciopero della fame. Sono stati lanciati dei volantini, fatti degli interventi al megafono e delle scritte su un punto vendita Vodafone e su una filiale della Deutsche Bank. E’ stato lasciato sul luogo uno striscione con scritto: “Dalla Libia alle carceri: no alla società dei lager”
Di seguito, il testo riportato sui volantini.
IL PROGRESSO DELLA SOFFERENZA
«Come fa un uomo a ottenere il potere su un altro uomo, Winston?»
Winston ci pensò un po’ su. «Facendolo soffrire» disse infine.
«Esattamente…Il potere consiste appunto nell’infliggere la sofferenza e la mortificazione…Il progresso, nel nostro mondo, vorrà dire soltanto il progresso della sofferenza.»
George Orwell, 1984
In Italia lo Stato tortura. Non parliamo soltanto delle brutalità commesse dalle forze dell’ordine nelle varie caserme e prigioni. C’è dell’altro.
In questo paese esiste un regime di carcerazione speciale chiamato 41 bis. Ad esso sono destinati principalmente gli accusati di reati di mafia e “terrorismo”. Il 41 bis consiste nell’isolamento pressoché totale, nel restare chiusi in cella 22 ore al giorno, nel non poter vedere nessuno o al massimo una o due persone durante l’ora d’aria, nella censura e limitazione della posta, dei libri e dei giornali, nel non poter vedere i propri cari che dietro i vetri. Una forma di tortura “bianca” e legalizzata.
Questo regime infame viene giustificato come un modo per recidere i legami tra il prigioniero e l’organizzazione d’appartenenza. Falso. Dalle telecamere ai microfoni ambientali, fino a fittissime reti di spionaggio, lo Stato ha oggi tutti i mezzi per tenere sotto controllo le vite di tutti persino “fuori”, figuriamoci nelle prigioni. Le carceri speciali hanno tutt’altro scopo: piegare l’individualità del prigioniero per spingerlo a collaborare. Tortura, appunto. I tanti che si rifiutano di parlare e mandare qualcun altro al loro posto, lo fanno pagando un prezzo altissimo.
Da almeno vent’anni lo Stato cerca di estendere sempre più la tortura della carcerazione speciale. A questa logica corrisponde la recente assegnazione di diverse anarchiche e anarchici carcerati a sezioni di Alta Sorveglianza collocate all’interno di carceri 41 bis, come L’Aquila, Opera e Tolmezzo. La prossimità con strutture e guardie “programmate” per il carcere speciale fa sì che le restrizioni del 41 bis dilaghino anche nelle altre sezioni. È questo, tra gli altri, il caso di Silvia e Anna, due anarchiche che da aprile si trovano detenute nella nuova sezione AS dell’Aquila, sperimentando l’inizio del “nuovo corso”: blindo sempre chiuso, letto saldato a terra, massimo 4 libri in cella e 7 capi di abbigliamento, controlli col metal detector all’uscita o entrata in cella, all’andata e al ritorno dalla socialità, dalla doccia e dall’aria, posta bloccata per mesi, rapporti disciplinari per ogni sciocchezza (spegnere la luce elettrica da sole, portare una biro all’ora d’aria…). Perciò queste compagne hanno deciso di entrare in sciopero della fame dal 29 maggio: per essere trasferite e perché quella sezione AS sia chiusa per sempre.
Sono tempi cupi. Tra morti in mare e lager per immigrati, tra licenza d’uccidere alle forze dell’ordine e decreti sicurezza che promettono anni e anni di carcere per chi porta un casco a una manifestazione, lancia un fumogeno o blocca una strada, a sempre più persone viene promessa anche la tortura dell’isolamento: un “carcere nel carcere” che si completa con i processi in videoconferenza (resi possibili dalla collaborazione di TIM-Telecom). La maniera forte contro i ribelli fa il paio con la persecuzione dei più poveri, braccati nelle strade dalla polizia e spesso spediti tra il filo spinato dei lager libici finanziati dai “nostri” governi. Cosa sapremo opporre a questo progresso della sofferenza?
SPEZZIAMO L’ISOLAMENTO!
SOLIDARIETÀ CON ANNA E SILVIA IN SCIOPERO DELLA FAME!
Anarchici e anarchiche