Titolo: Izenave (Ain) [Francia]: L’eolico, la guerra e la pace (03/08/2018)
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Nelle prime ore della notte del 3 agosto, nel nord Bugey, alcuni nottambuli s’avventurano su un crinale un tempo coronato dalle cime degli alberi, oggi dominato dalle macchine dell’industria eolica. È per esse che i ribelli sono usciti stanotte, per distruggerne una, o magari due. Si danno da fare e presto si ritirano nei boschi. Alle loro spalle, a circa 100 metri al di sopra del suolo, le fiamme cominciano a consumare la struttura con un crepitio metallico.

Il Bugey è già tristemente celebre per la sua centrale elettronucleare. Ahinoi, le infrastrutture dell’atomo non hanno l’esclusiva nella distruzione di queste contrade trasformate in risorse, preliminare della energia-merce. Qui la foresta è lacerata da linee elettriche e da strade sterrate, devastata da città e villaggi, con le loro segherie, cave, stazioni sciistiche… e ora col loro parco eolico.

Si può studiare attentamente un modo di produzione, analizzando un gran numero di parametri relativi. Si possono fare calcoli, analogie, paragoni, ipotesi, deduzioni. Si può anche considerare che tutti questi dati seri sono gli elementi del linguaggio di una mentalità tecnica e quantitativa, che questa stessa mentalità scientifica presiede ovunque all’amministrazione di persone e cose. Che non esistono energie alternative o rinnovabili. Total, Areva, EDF e Vinci sono tra i maggiori investitori nel settore eolico. Che esiste un solo leviatano che diversifica e ottimizza la sua produzione di megawatt. Una guerra insidiosa e devastante viene combattuta contro tutto ciò che non è ancora riducibile al capitale. Che lo si ignori o che lo si riconosca, essa ha conseguenze tragiche sulle nostre vite. Ribelli senza causa né speranza, entriamo in questa guerra consapevoli di essere niente, desiderando tutto. Vittoria e sconfitta non sono più nel nostro lessico, l’essenziale è altrove, si trova interamente nell’atto di combattere.

Di questa guerra, che si intensifica sugli sfruttati che resistono da molti anni, andiamo fieri e inviamo il nostro più alto rispetto a tutti i ribelli che lottano contro i nostri nemici. Grazie a te Burienne che combatti contro il nucleare e il suo mondo, a te a Briançon e dintorni, che vuoi distruggere le frontiere e mostri la più bella solidarietà internazionale, grazie alla Borie e tutti gli altri squat che sono altrettanti bastioni contro un ambiente mortifero in cui la legge ELAN è una nuova arma di distruzione di massa nei confronti delle occupazioni.

A tutti coloro che non hanno relegato i loro sogni sul cammino del rimpianto, grazie, le vostre battaglie ci ispirano.

Lo Stato è in guerra e dispone di mezzi illimitati per domare la ribellione (militari, sbirri, servizi segreti, media, scuola…). Finiremo, senza alcun dubbio, come molti dei nostri amici, compagni ed antenati, prigionieri di guerra come nemici della repubblica o uccisi da questa milizia. La prigione, arma di terrore utilizzata per dissuadere, reprimere e poi distruggere la nostra vita sociale. Il terrorismo di Stato si abbatte sulle classi più povere con questa arma che distrugge la nostra immaginazione, i nostri desideri, e quando il terrore psicologico non è sufficiente si spinge fino a distruggere le nostre carni. È spaventato, uccide, mutila e si serve delle peggiori tecniche di manipolazione di massa per pacificare la popolazione.

Ci sottraiamo alla passività e alla rassegnazione di fronte a questa guerra di cui non vedremo la fine.

Poiché le nostre vite sono condannate, combatteremo fino alla fine.

Shadows and Flames


(attaque.noblogs.org)