Titolo: Italia: Aggiornamento sul processo d’appello contro il compagno anarchico Carlo da Genova (07/02/2018)
Origine: via mail
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Il compagno anarchico Carlo di Marco da Genova ci fa sapere che oggi, 7 febbraio, si è svolto il processo d’appello per apologia. Il P.M. ha chiesto 3 anni e 2 mesi. La sentenza sarà emmessa il 26 febbraio.

Ricordiamo che il compagno Carlo il 28 aprile 2015 ha subito una perquisizione effettuata dai R.O.S. indagato per “pubblica istigazione a commettere atti di terrorismo nonché pubblica apologia di un delitto di terrorismo, segnatamente istigazione a compiere azioni dirette (ossia atti violenti con finalità di terrorismo) nonché apologia del delitto di lesioni aggravate dalla finalità di terrorismo consumato in danno di Roberto Adinolfi in data 7 maggio 2012, e rivendicata in data 11 maggio 2012 dal Nucleo Olga/FAI-FRI”, in relazione al testo “A chi non si dissocia” (pubblicato sul sito informa-azione.info, e firmato col proprio nome) come risposta ai “Puntini sulle i”, ovvero alle dissociazioni che alcuni genovesi presero nei confronti di compagni Alfredo e Nicola, che attaccarono Adinolfi.

Il 15 novembre 2016 è stato condannato, col rito abbreviato, a 14 mesi, con l’accusa di “apologia” (reato 414 del c.p.), mentre l’aggravante per terrorismo e recidiva veniva a cadere.

Solidarietà con il compagno Carlo e con chi non si dissocia!


“A CHI NON SI DISSOCIA”

Leggendo quel tristissimo documento che è uscito fuori, ahime, proprio dalla città in cui vivo è opportuno fare qualche ulteriore precisazione, tanto per non finire, e parlo a titolo personale, nel pentolone dei dissociati genovesi.

Ciò che balza subito agli occhi e successivamente al cervellino è il motivo per cui dei pseudo-compagni abbiano l’esigenza di scrivere un documento che probabilmente neanche Don Gallo con tutta la comunità di San Benedetto sarebbe riuscito a partorire.

Un documento che prende in considerazione solo l’azione a quel pezzo di merda di Adinolfi, come se non si meritasse una pallottola in una gamba, e parla di qualche mortaretto spedito qua e la come il male assoluto.

Forse vi sentite toccati? La risposta è si, non penso che nessuno vi spii a parte i soliti diciamo, ma la paura di sentirsi giudicati è più forte di voi, forse siete voi i primi a pensare che non fate abbastanza, ma non lo volete ammettere, e per questo vi sentite chiamati in causa e con la coda in mezzo alle gambe cercate giustificazioni sul vostro essere anarchico.

Nostalgici!? Ma se oggi voi sputate bile verso chi compie un azione, condivisibile o meno, cosa avreste detto nel 1900 quando un certo Gaetano Bresci ammazzava il vostro tiranno: pistolero incallito? E cioè avreste preso la posizione di tanti “anarchici cooperativisti” che condannarono il gesto. Per non parlare di quel compagno che sparò a Errico Malatesta a un convegno negli Stati Uniti: subito alla forca, immagino.

Per voi le armi sono un tabù, ma come pensate di poter reagire a tutti i soprusi che quotidianamente vengono perpetrati da chi le armi le usa veramente e continuatamente?

Conoscendo alcuni di voi che hanno formulato quello schifo di documento, so che siete (almeno alcuni di voi) dei non giovani per non dire vecchi più o meno quanto me, ma la differenza tra me e voi, è che io penso in un futuro dove ste seghe mediatiche i compagni a venire non se le faranno più, perché avranno da uscire realmente per strada, non come noi che aspettiamo la chiamata alla mobilitazione generale.

E poi… ma perché non mettere i nomi dei firmatari e non alcuni, forse, anarchici o forse libertari o forse individualità genovesi?

Abbiate il coraggio delle vostre azioni perché i compagnie le compagne genovesi non devono, ogni volta che escono da sta città del cazzo, dare spiegazioni su chi ha scritto quel documento o meno.

Penso che comunque il vostro obiettivo l’avete ottenuto, ed era quello di innescare un dibattito, ma secondo me, prima ancora di far partire una discussione di questo tipo, voi avete pensato a dissociarvi per pararvi il culo. In giornate come queste a Genova dove si vedono tipi loschi a ogni angolo di strada, dove i giornali pubblicano veline della questura, minacciano perquisizioni ovunque in città, uscire fuori con un documento di quel tipo vuol dire io non c’entro. Mi ricorda il gioco del buono e del cattivo... da che parte della barricata state? Forse come dite voi dall’altra!

Io non mi dissocio, avrei preferito dirglielo direttamente agli sbirri nel caso fossero venuti a casa per l’ennesima perquisizione, ma voi mi costringete a prendere una posizione ORA, per non essere confuso con gente che ha la coda di paglia e che magari parla di un occupazione come il massimo obiettivo da raggiungere.

Tanto e tanto altro bisognerebbe dire, ma penso sia chiara la mia posizione e quindi mi fermo qui.

INDIVIDUO
Carlo di Genova più o meno!