Titolo: Francia: Lettera di Damien dalla prigione di Fleury-Mérogis (18/05/2017)
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Siamo al 18 maggio, data della mia liberazione condizionale, ma sono sempre dentro, e ci resterò.

Il magistrato di sorveglianza, Catherine Ardaillon, sindacalista di sinistra, militante al tribunale di Evry e alla prigione di Fleury-Mérogis per la generalizzazione delle pene alternative, ha infatti decretato che, comunque, per dei casi come il mio, per fortuna che ci sono le prigioni e che quindi non se ne parla di una pena alternativa per me.

A differenza dell’ultima pena che ho scontato [per tre attacchi incendiari/esplosivi avvenuti nel sud della Francia fra fine 2013 e inizio 2014, rivendicati come GADI (Groupe d’action directe international – Gruppo d’azione diretta internazionale); NdT] , non sono sottoposto alla legislazione antiterrorista, ma nei fatti questa mi viene applicata.

Ecco perché la domanda di uscita per un giorno, per poter andare a un colloquio di lavoro (cosa che, a priori, non può essere rifiutata a fine pena), che ho dato alla mia consigliera del Servizio penitenziario d’inserzione e di prova, la signora Jean-Baptiste, si è miracolosamente trasformato in una semplice domanda di “permesso per mantenere i legami familiari”, in modo che potesse essere rigettata dal Magistrato di sorveglianza Catherine Ardaillon.

Da qualche settimana, mi toccano numerose perquisizioni, perquise della cella, perquise della persona, etc. Non hanno trovato nulla fino a che un informatore (che mi era per forza molto vicino, per dare un’informazione così precisa) ha detto loro dove nascondevo le mie carte telefoniche SIM. Qualche giorno fa hanno quindi trovato 3 SIM nascoste all’interno di un pacchetto di cartine per tabacco nuovo. Le SIM erano intercalate fra le cartine al fondo del pacchetto. Durante la mia perquisizione, la guardia ha avuto un riflesso che ha tradito il fatto che hanno un informatore: subito prima della perquisa, quando svuotavo le tasche prima di svestirmi, ha immediatamente preso i miei due pacchetti di cartine per metterli da parte, mentre sembrava disinteressarsi del resto. Sapevo che ero fritto e, infatti, alla fine della perquisa, mi ha detto : “e là non c’è nulla?” poi ha tirato fuori tutte le cartine una ad una fino a trovare le SIM.

I giorni successivi, alcuni detenuti con cui sono in contatto hanno subito delle perquise dello stesso tipo.

Ieri sera, il 17 maggio, un gruppo d’intervento degli ERIS ha fatto irruzione nella mia cella intorno alle 20. Per quelli/e che non conoscono gli ERIS, sono dei gruppi di intervento [dell’Amministrazione penitenziaria; NdT] che hanno seguito la stessa formazione dei GIGN, del GIPNe del RAID [forze speciali della Gendarmerie, il primo, e della polizia, gli altri due; NdT], super-allenati e super-equipaggiati con diverse protezioni simili a quelle dei CRS [la Celere francese; NdT], giubbotti antiproiettile, scudi antiproiettile e passamontagna sotto il caso per non essere riconosciuti, guanti rinforzati, proteggi-tibia, etc. Sono di solito armati di manganello e flasball, con il quale tirano a distanza ravvicinata, evidentemente, visto che una cella non misura più di 9 m².

Bon, quindi ci hanno presi e buttati nel corridoio, messi faccia al muro con le mani sulla testa, poi messo le manette. Siamo poi stati tirati, il mio codetenuto ed io, ognuno in una diversa stanza di perquisizioni. Per la continuazione, conosciamo la musica: perquisizione integrale ben dura, con la particolarità, questa volta, che uno di loro mi ha alzato di forza una gamba per tenerle aperte al massimo, mentre il suo collega si è accovacciato per meglio guardarmi l’ano, con la sua cazzo di Mag-lite così vicina al mio culo che potevo sentire il calore prodotto dalla lampadina.

Sul momento, ho pensato al “caso Théo” [il ragazzo violentato con un manganello dai poliziotti durante un controllo, a Aulnay-sous-Bois, periferia nord-est di Parigi, il 2 febbraio 2017; NdT], ma non ho trovato nulla di meglio che dirgli con un’aria strafottente : “Eh, maialone, fai davvero un bel mestiere !” Quando ci penso, dirlo è stato un po’ stupido, perché, anche se ho voluto essere ironico, spingere lo zelo fino ad andare a guardarti il didietro, senza dubbio quell’idiota ci trovava del piacere!

Bon, sono cose che capitano in prigione, come si dice… Questo genere di stronzate capita talmente spesso che non ci fai nemmeno più attenzione. Un po’ come gli amici che si suicidano. Si tratta di una banalità morbosa. La norma.

Dopo lo spogliarello, ci hanno buttati in una sala d’attesa. Avevano coperto le finestre con dei fogli di carta incollati all’esterno, ma visto che uno era un po’ piegato, ho potuto osservare quello che succedeva nel corridoio.

C’era una buona cinquantina di persone: dei secondini, degli ERIS, tutti i graduati di quell’ala del carcere, degli sbirri in civile e la Procuratrice.

Hanno completamente svuotato la cella, mettendo tutto dentro dei cartoni che sono stati caricati su un camion per essere trasportati fino allo scanner a raggi X. Poi li ho visti andare alla cella con dei cani. Più tardi, i miei vicini di cella mi diranno che li hanno anche sentiti smontare tutto con una avvitatrice.

Intanto, il mio codetenuto, che è lungi dall’essere un fine stratega, cercava di spaccare tutto, picchiava dappertutto e giocava a nascondino con loro accovacciandosi sotto le finestre quando alzavano la carta per prenderlo in flagrante. Bon, evidentemente, a forza, la direttrice ha ordinato agli ERIS di prenderlo e di metterlo in cella di punizione.

In casi di questo tipo, io preferisco essere il più discreto possibile, per osservare ed ascoltare tutto quello che succede e viene detto, le persone presenti, etc.

Sono restato solo nella sala d’attesa fino all’1,30 del mattino. La perquisizione è quindi durata approssimativamente 5 ore e mezza.

Quando mi hanno tirato fuori dalla sala d’attesa, mi hanno rifatto una perquisa un po’ strana: questa volta è nella bocca che hanno cercato! La Mag-lite per fare luce e “metti la lingua a sinistra, in alto, a destra, in basso, sposta la guancia con il dito”, etc. Per un istante mi sono chiesto se non mi avrebbero portato anche me allo scanner a raggi X, quei cretini!

Poi ho capito: cercavano una SIM. Le prime 3 che hanno trovato, hanno dovuto analizzarle e constatare che non c’era nulla di interessante da estrarne.

Qualche ora fa, il graduato ha confermato i miei dubbi: durante la perquisizione hanno trovato 2 telefoni, un caricabatterie e una SIM. Il graduato mi ha notificato che il tutto è stato spedito per essere analizzato al fine di stabilire a chi appartiene.

Nonostante ciò, mi ha chiesto e gli ho risposto che non sapevo a chi appartenevano. Non ha insistito, cosa che non stupisce, perché so che il risultato delle analisi è, per quanto mi riguarda, negativo.

La cella sembrava Chernobyl! Una vera discarica! Una roba che se non l’hai visto e te lo dico non mi credi! Bon, ho quindi buttato tutto e pulito fino alle 7 del mattino, poi ho dormito un po’ e ho finito di pulire questo pomeriggio prima di scrivere questa lettera.

In realtà, non sono riusciti ad avere alcunché di concreto, eppure si sono impegnati! Ma ciò non li ha impediti di rifiutare la mia liberazione condizionale.

Anche questo l’ho scoperto oggi, quando ho potuto chiamare la mia compagna dalla cabina.

Forse che il nuovissimo ministro della Giustizia, quel cretino di Bayrou, ha ancora sullo stomaco l’attacco contro una chiesa di Pau, città di cui è sindaco, fatta con una Molotov e rivendicato dai GADI nel gennaio 2014. Azione e cellula a cui ho rivendicato la mia partecipazione e di cui ho assunto la responsabilità dopo il mio arresto con delle accuse di terrorismo.

Dato che non ho dato notizie da tempo, evocherò rapidamente il sabotaggio dei laboratori di imballaggio della prigione, di cui sono accusato. Per quanto riguarda la procedura giudiziaria, non interessante, diciamo semplicemente che non riescono a stabilire qi è/sono il/gli autore/i dei fatti. Quello che è più interessante è che il danno economico prodotto dall’interno di una prigione non è piccolo. Infatti, numeroso imprese clienti di Post-it sarebbero state impattate, in Norvegia, Svezia, Olanda, Svizzera, Austria, Francia e Inghilterra. Sembrerebbe che tutta la merce consegnata non fosse in alcuni casi quella che era stata ordinata e in altri casi era mal fatta e quindi invendibile.

Può darsi che, in seguito ai dibattiti che hanno accompagnato l’attacchinaggio di manifesti antielettorali nel cortile, alcuni detenuti abbiano voluto mettere in pratica qui e adesso le proposizioni anarchiche che ne sono uscite.

Spero che questa lettera non sia troppo lunga e noiosa a leggere.

Ho cercato di essere il più preciso possibile, perché mi sembra importante che i/le compagni/e fuori abbiano tutte le informazioni.

Ci tengo a salutare i/le compagni/e greci/he e a dire che il Progetto Nemesis è una proposizione entusiasmante.

Una strizzatina d’occhio solidale a Kara e Krèm !

Per un giugno pericoloso !


Damien,

prigione di Fleury-Mérogis, mondo


P.S. Non ho ancora potuto rendere pubblico l’insieme della procedura per la quale sono incarcerato, perché lo Stato francese ha classificato il dossier come attinente alla sicurezza interna, cosa che mi obbliga a fare una domanda speciale per potervi avere accesso. Ho fatto la domanda, ma è stata respinta.



(tradotto da guerresociale)