Titolo: Atene [Grecia]: “Sei un anarchico, perciò sei un terrorista”
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29 novembre 2017 al tribunale del carcere di Korydallos è iniziato il processo di secondo grado (d’appello) contro i compagni Argyris Dalios, Giannis Michailides, Dimitris Politis, Nikos Romanos e Gerasimos Tsakalos (membro della Cospirazione delle Cellule di Fuoco). Le accuse erano: espropriazione di una banca e di un ufficio postale, possesso di proiettili, contraffazione, attacchi incendiari, mentre inizialmente (al processo di primo grado) i compagni erano accusati di partecipazione nell’organizzazione rivoluzionaria Cospirazione delle Cellule di Fuoco, accusa soggetta alla legge antiterrorismo 187A.

Al processo di primo grado (con giudice presidente Konstantinos Ganiatsos) i compagni erano stati prosciolti dall’accusa di partecipazione nelle CCF, ma la corte aveva dichiarato che sono “terroristi individuali” e che le loro azioni sono di carattere “terrorista”, condannandoli a molti anni di carcere.

Nel dettaglio, la sentenza del 26 marzo ha condannato i compagni: A. Dalio a 27 anni (29 al primo grado), N. Romanos a 18 anni (20 al primo grado), D. Politis a 12 anni e 2 mesi (13 al primo grado), G. Michailides a 11 anni (come al primo grado), e G. Tsakalos membro delle CCF a 5 anni (come al primo grado). Questo è la prima volta nella storia dei tribunali greci che l’articolo sul “terrorismo individuale” sia stato applicato, almeno contro gli anarchici.

Concretamente, la p.m. Sofia Apostolaki ha indicato che solo essere anarchico basta a definire gli atti di una persona come “terroristici”, e se la persona non è membro di un gruppo, allora agisce come “lupo solitario”. Questa interpretazione della intenzionalmente vaga legge antiterrorismo 187A permette allo Stato di accusare ogni anarchico di terrorismo, creando un precedente di accuse pesanti e di lunghe condanne per il movimento anarchico. Fino ad adesso le accuse di partecipazione in un gruppo “terrorista” si basavano sui campioni di DNA, sui rapporti famigliari e di amicizia, sui testimoni non esistenti e sugli elementi “scomparsi”, portando o all’assoluzione o alle decisioni vendicative, inattese persino dalla giustizia civile. Da adesso in poi, semplicemente essere anarchico basta come “elemento” che porta alla condanna. Una semplice insinuazione del p.m. basta per prendere di mira l’intero movimento anarchico come “nemico interno” e condannare i nostri compagni a condanne pesanti.

Allo stesso tempo, i membri della mafia, imprenditori e i magnati navali vengo trattati bene dallo Stato e dalle leggi, e tutti quelli che lottano contro di loro e i valori che rappresentano, contro tutti i tipi di repressione, vengono portati nelle segrete della democrazia civile a causa della loro identità politica.
La gravità di questo precedente, che lo Stato cerca di istituire, ci riguarda tutti, tutti i membri del movimento che scelgono di agire fuori dalla cornice di legge e attaccare lo Stato e i suoi meccanismi. Riguarda tutti quelli che non rimangono indifferenti di fronte alla brutalità capitalista, e con la solidarietà e sentimento da compagni scelgono di stare dalla parte dei repressi. In questo periodo di intensi choc inter-sistemici, tra scandali, memorandum, migliaia di imminenti aste giudiziarie e la totale svalutazione delle nostre vite, questa particolare decisione del processo rappresenta un messaggio a tutti coloro che scelgono il sentiero difficile ma necessario dell’azione rivoluzionaria. Un messaggio che noi, movimento anarchico, dobbiamo ribaltare.