Titolo: Atene [Grecia]: Rivendicazione per l’attacco del 4 dicembre contro la polizia ad Exarcheia
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La sera del 4 dicembre, abbiamo sferrato il nostro attacco contro un posto di blocco della polizia in via Voulgaroktonou, ad Exarcheia. Ci siamo presentati con bastoni e molotov, e quando ci hanno visto hanno immediatamente iniziato a farsi prendere dal panico e correre gridando aiuto. Abbiamo colpito la paura nei loro cuori e nelle loro menti, il fuoco ha inghiottito due poliziotti e almeno una macchina della polizia è stata bruciata. Li abbiamo cacciati e ci siamo assicurati che quella fosse una notte da ricordare. Abbiamo anche rubato alcune delle loro attrezzature (mazze, scudi, elmi). Quando siamo arrivati le cose sono cambiate rapidamente e una tranquilla strada di periferia, con un posto di blocco, si è trasformata in un campo di battaglia, un luogo di vittoria. Anche loro sanguinano e noi li abbiamo fatti sanguinare.

Quella stessa notte, lo stato e le sue bocche hanno riferito che si era verificato uno dei soliti attacchi di scarsa importanza, e che non si erano registrati né danni né feriti. Hanno preferito tenere nascosta la nostra azione invece di pubblicizzarla, in realtà il nostro attacco è stato un successo, ed un esempio. Quando li picchiamo e vinciamo, tentano in tutti i modi di nasconderlo, perché fanno fatica ad ammettere che anche loro sono delle persone, ed hanno delle debolezze. Nascondono inoltre la nostra azione a causa dell’anniversario dell’assassinio di Alexis, in modo da poter smorzare i nostri impulsi, la nostra determinazione ed isolare la nostra azione. Se non possono cambiare la realtà della nostra vittoria, tentano di cambiare ciò che viene detto. Credono di poter evitare la caduta del loro mondo coprendolo con il silenzio, ma questa è solo un’altra espressione del suo collasso. Noi siamo qui per scolpire la loro lapide.

Il governo ci ha anche accusati di essere dei mafiosi. Questo fa parte del programma SYRIZA, criminalizzare l’insurrezione nel tentativo di isolare e mistificare la nostra risposta diretta allo stato e alla guerra economica. Questo succede anche all’interno del nostro movimento, da parte di coloro che collaborano con lo stato e ci chiamano teppisti auto-indulgenti.

Queste spie all’interno del movimento tentano di rendere le nostre passioni, i nostri desideri e la nostra strategia rivoluzionaria estranea a noi stessi, mentre spalancano la porta alla repressione. Dieci anni dopo l’assassinio del nostro compagno e la conseguente rivolta, continuiamo a combattere in nome della vendetta e dell’amore, perché la nostra lotta crea e distrugge allo stesso tempo. Però, quello che è successo nel 2008, la nostra azione di ieri, e tutto quello che è successo nel mezzo non sono abbastanza. In questi momenti di rottura, nell’estasi del nostro potere collettivo, guadagniamo il potere di alterare le nostre strade, le nostre vite e il nostro mondo. Il nostro unico rimpianto è di non aver fatto abbastanza. Sono questi i momenti che cambiano il mondo: la pianificazione, quando le nostre idee sono fluide e fantastiche, i momenti d’ansia prima dello scontro, l’eccitazione e la noia, la calma e la bellezza durante l’azione, la riflessione e la proiezione in seguito, quando sentiamo che il nostro prossimo passo sarà il tutto. Dobbiamo continuare finché non raggiungeremo l’anarchia.

Noi siamo ovunque, ovunque ci sia una lotta contro l’autorità, noi siamo il seme nella foresta in fiamme. Nei nostri cuori ci sono le insurrezioni che scoppiarono dopo la morte di Alexis. Quelle rivolte furono messe a tacere dalla dittatura, dalla teocrazia e dal potere militare del capitale, ma sentiamo ancora il loro battito ogni qualvolta ci ribelliamo. Nei nostri cuori ci sono quelli che combattono negli Stati Uniti, che si rivoltano dentro e fuori del sistema carcerario. Nei nostri cuori ci sono quelli che combattono l’ascesa del fascismo a livello globale (Stati Uniti, Europa, Brasile, ecc.). Nel nostro cuore ci sono i migranti e i solidali che distruggono queste linee nazionali che tentano di dividere la nostra lotta in Grecia e ovunque. Nel nostro cuore ci sono gli anarchici che combattono lo stato in Russia come Mikhail Zhlobitsky che ha bombardato l’ufficio dell’FSB ad Archangelsk il 31 ottobre. Nei nostri cuori ci sono quelli che costruiscono e difendono gli spazi liberi in Francia. Nei nostri cuori c’è la donna algerina assassinata a Parigi da una granata a gas. Nei nostri cuori ci sono le lotte indigene e i compagni assassinati in America Latina. Alexis vive in tutte queste lotte, finché combattiamo non morirà mai. Umilmente aggiungiamo un altro attacco alla lista.

Morte ai padroni, Morte alla polizia, Morte al capitale

Viva L’Anarchia!

– da parte di qualcuno che ha partecipato all’attacco