Marco Bisesti
Contributo per un'assemblea anticarceraria Bologna, 9 giugno 2019 [it]

Ciao a tutti.
Ho ricevuto il resoconto dell’assemblea del 5 maggio sulle operazioni repressive contro gli anarchici e sui prigionieri. Ritengo gli incontri tra compagni un utile occasione per confrontarsi su ciò che avviene.

Un’analisi della repressione deve tener conto di vari fattori. La repressione, e con essa il carcere, non è mai del tutto preventiva, non è mai arbitraria, fintanto che l’anarchia resterà cosa viva. La mia non vuole essere vuota retorica. Intendo dire che il carcere va visto come prevenzione, ma anche come “cura”. Gridare ad un suo ingiustificato inasprimento vista la mancanza di una reale emergenza è riduttivo, se non falso. Lo stato ha più memoria di molti tra coloro i quali hanno scelto di combatterlo. Il suo lato preventivo esiste. Poggia su questa memoria e ragiona con lungimiranza. Per questo la prevenzione è cosa ben distinta dall’arbitrarietà. Lo Stato si aggiorna, mentre dalla nostra parte ci si interroga sui motivi di cotanto affanno.

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Marco Bisesti
Assaut à la perche [it]

Pubblicata la traduzione francese dell’articolo “L’assalto con l’asta. Un incontro sportivo tra lotte e repressione” del compagno anarchico Marco Bisesti (imprigionato a seguito dell’operazione “Scripta manent”). Lo scritto è tratto dal numero 3 del giornale anarchico “Vetriolo” (inverno 2019).


Assaut à la perche
Un événement sportif entre luttes et répression

Vetriolo, giornale anarchico n° 3 / hiver 2019

Après un an de procès, voici aussi, immanquable, ma contribution à propos de la répression.
Le procès qui se déroule à Turin, bien qu’il analyse des publications anarchistes et les parcours de vie des différents inculpés sur une période de quelques dizaines d’années, est avant tout l’énième tentative de faire plier l’hypothèse, jamais abandonnée, qu’il est toujours possible de mettre en œuvre des formes violentes de lutte. Ce n’est pas qu’il fallait ce procès, ou la répression en général, pour rendre cela visible : l’opiniâtre pratique anarchiste se montre par elle-même. Je dis là quelque chose de banal. Mais, au vu de la facilité avec laquelle on prend la lutte contre la répression pour un manuel de défense des libertés octroyées par l’État, il vaut mieux le réaffirmer. Les espaces de manœuvre, les luttes revendicatives habituent à raisonner sur le seuil de la légitimité.

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